Perché i riminesi non lo fanno il paragone ?
Lo facciano, con rispetto ma senza timore.
Si tratta del Taj Mahal nella città di Agra in India settentrionale e del Tempio Malatestiano di Rimini in Italia.
Sono due realizzazioni architettoniche differenti, ma che hanno una analoga ricerca di intensità artistica e un medesimo intento emotivo.
Taj Mahal
Il Taj Mahal è un mausoleo fatto costruire nel 1632 dall’imperatore Moghul (dinastia islamica) Shan Jahan in memoria della moglie preferita Mumtaz Mahal, morta di parto. Contiene al suo interno anche una moschea per la preghiera canonica islamica dei fedeli…
Furono usati per la sua costruzione marmo bianco, giada, arenaria rossa, pietre preziose in quantità, turchesi, zaffiri, lapislazzuli. I lavori di costruzione del complesso iniziati nel 1632 durarono ventidue anni per concludersi
nel 1654.
Tra le 20.000 persone che vi presero parte si contavano tra gli altri numerosi operai e artigiani provenienti dall’Europa e dall’Asia. Tra di essi vi era anche un architetto italiano, Geronimo Veroneo.
Il poeta indiano Rabindranath Tagore (1861-1941), dopo aver visto il monumento, lo definì
una lacrima di marmo ferma sulla guancia del tempo.
Il tempio malatestiano
Il Tempio Malatestiano di Rimini, oggi Duomo della città, fu voluto da Sigismondo Malatesta come ampliamento della preesistente chiesa di San Francesco.
I lavori iniziarono nel 1447. Il progettista principale della struttura fu l’architetto Leon Battista Alberti.
A seguito delle sconfitte militari di Sigismondo, i lavori del Tempio si interruppero nel 1460. Vennero poi ripresi dall’Ordine Francescano senza più seguire il progetto originale dell’Alberti e terminarono nel 1503.
Durante i bombardamenti del gennaio 1944 andò giù il tetto e ci furono danni interni mentre la facciata esterna della chiesa rimase intatta.
Il Tempio Malatestiano fu concepito da Sigismondo più come mausoleo della famiglia Malatesta e dei suoi dignitari di corte che come chiesa officiante.
Per l’interno del Tempio vennero usati marmi di qualità. Elementi architettonici classicheggianti si alternano a simbolismi architettonici alchemici
tratti dai più occulti penetrali della filosofia
così scrisse in proposito il letterato Roberto Valturio che frequentava la corte riminese dei Malatesta.
“Penetrali” quelli di cui solo gli iniziati potevano appunto penetrarne, capirne il significato.
Ed è per questa sua natura enigmatica che la costruzione non fu chiamata Chiesa ma Tempio, in ricordo degli antichi templi pagani, rappresentando essa la massima espressione architettonica dell’umanesimo colto riminese.
Il sarcofago
Nel Tempio malatestiano di Rimini c’è una cappella con il sarcofago di Sigismondo e un’altra cappella con quello di Isotta degli Atti, sua terza moglie sposata non per interesse politico come si faceva a quei tempi ma per sincero affetto amoroso.
La loro relazione iniziò nel 1446: lui ventinovenne, lei quattordicenne.
Un magnifico e splendido compiuto architettonico il Taj Mahal ed una bellissima chiesa il Tempio Malatestiano, ispirati entrambi da un sincero amore verso la propria donna.
Rimini, mattina e pomeriggio del 13/08/2019