Tempio Malatestiano

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Il Tempio Malatestiano, duomo della città di Rimini, così come lo vediamo oggi è frutto di ricostruzioni e successivi restauri in secoli differenti, che quindi riportano evidenti differenze stilistiche da area ad area. Il piazzale dell’attuale duomo nel IX secolo ospitava la Chiesa di Santa Maria in Trivio, che poi nel XII fu sostituita dalla Chiesa di San Francesco.

Più tardi, nel XV secolo, i Malatesta, allora padroni della città affidarono il restauro di tale chiesa a due diversi personaggi: Matteo de’ Pasti per l’interno e a Leon Battista Alberti per l’esterno. Il risultato fu una forte incoerenza stilistica tra la facciata e l’interno della cattedrale. Meravigliosa opera del Rinascimento italiano il Tempio Malatestiano fu commissionato e fortemente voluto da Sigismondo Pandolfo Malatesta che lo caricò di emblematici elementi riferiti alla sua persona e alla famiglia.

Accerchiatosi degli artisti e architetti più noti dello scenario artistico del tempo, il tempio fu eretto su un edificio francescano esistente, grazie al consenso che gli derivò direttamente da papa Niccolò V. I lavori iniziarono nel 1450 secondo un progetto secondo cui Sigismondo desiderava elaborare una costruzione ex novo della facciata esterna per renderla più moderna mantenendo immutata la struttura interna.

L’artista designato a compiere e strutturare la nuova facciata fu Leon Battista Alberti, al quale il committente malatestiano diede piena fiducia e disponibilità economica. Sigismondo volle dotare l’opera a lui più cara di un materiale ricorrente nei monumenti della città, il marmo d’Istria in parte recuperato dal porto romano e in parte fatto giungere dalle città Istria, Verona e Ravenna.

Quella che doveva essere una costruzione volta a onorare Dio si stava man mano trasformando in un capolavoro estetico carico di simbologia riconducibile a Sigismondo e poco votato alla santità. Tutti questi chiari dettagli gli costarono persino l’umiliante e gravosa pena della scomunica e quando Sigismondo dovette interrompere i lavori a causa della mancanza di disponibilità economiche, il tempio si trovava completo solo di tre cappelle e metà facciata, ma ricche, sfarzose e armoniche.

I lavori ripresero solo alla fine del Quattrocento e furono affidati ai francescani che si discostarono dal progetto dell’Alberti ritenuto anch’egli pagano. Costituito da una sola navata, dal soffitto rivestito da travi di legno si dipartono le arcate che chiudono alla base le cappelle all’interno delle quali il visitatore si trova avvolto nel puro gusto per il Bello.

La differenza però tra la parte voluta da Sigismondo ricca di fregi, stucchi, decori e quella costruita dopo la sua morte è insormontabile ed evidente. Ma la presenza del committente aleggia in tutta l’ambientazione, lo stesso il sepolcro di Sigismondo è collocato all’interno del tempio strutturato tutto in marmo, caratterizzato da due bassorilievi raffigurano il profilo dello stesso Sigismondo.

Anche la prima cappella dedicata a San Sigismondo re di Borgogna, si vede un balconcino sorretto da puttini marmorei che reggono lo stemma malatestiano, tutti gli angeli collocati all’interno del tempio sono scolpiti da Agostino di Duccio. Nella seconda cappella si trova il sarcofago di colei che fu il grande amore del Malatesta, Isotta degli Atti, amore sigillato dalle iniziali sovrapposte che spesso si ripercorrono all’interno del Tempio e una statua di San Michele Arcangelo.

La terza cappella dedicata al segno del Cancro espone raffinati stucchi elaborati Agostino di Duccio mentre nella quarta cappella è invece possibile ammirare l’opera di Piero della Francesca raffigurante Sigismondo Malatesta inginocchiato davanti a San Sigismondo re di Borgogna, il cui disegno preparatorio è collocato all’interno della cella delle reliquie visibile superando un porta quattrocentesca sul fondo del tempio.

Sull’altare si trova forse l’opera più interessante del tempio, il Crocifisso ligneo di Giotto, realizzato dall’artista nel 1312 per l’antica chiesa francescana mentre ammirevole è una tela del Vasari. Attualmente il tempio versa in ottimo stato anche grazie al più recente restauro degli anni Novanta realizzato in occasione del Giubileo, pur mantenendo la sua struttura incompiuta che lo rende unico nel suo genere.

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