Stefano Pelloni, personaggio vissuto nella prima metà dell’800, noto come bandito, citato dal Pascoli come eroe romantico, affascinante figura resa polpolare proprio per questa sua duplice visione.
Ragazzino senza studi, trova i suoi maestri nel lavoro di traghettatore (di qui il soprannome “passatore”) che fin da giovane si appresta a fare con il padre, sul fiume Lamone. Conosciuto e conoscitore di furfanti finisce in galera e ne evade presto, costituendo una banda che per tre anni ha razziato e terrorrizzato la Romagna, soprattutto i signori della Romagna.
Questo suo accanimento personale contro i ricchi fece in modo di essere amato dal popolo che in qualche maniera lo aiutava, anche a nascondersi, popolo che veniva da lui ricambiato con atti e donazioni generose (ecco perchè a “passatore” si aggiunse anche il soprannome “cortese”).
Si ricorda ancora oggi nelle zone dell’entroterra la sua “incursione armata” nel teatro di Forlimpopoli, pieno di gente dell’alta borghesia riunita lì per la visione di una rappresentazione teatrale, che fù letteralmente sequestrata in toto, con tanto di richiesta di riscatto, e successiva occupazione e saccheggiamento della città.
Grossa taglia fù messa dalla giustizia sulla sua testa, e ciò favorì il tradimento di uno dei suoi uomini. In uno scontro a fuoco con i sopldati che erano andati a prelevarlo, morì, era il 1851.