Storia del dialetto romagnolo

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Il dialetto romagnolo nella storia

A proposito del dialetto.
Sembra strano, ma uno dei maggiori studiosi del dialetto romagnolo è stato un glottologo austriaco, tale Fiedrich Schurr (1888-1980). Nel 1974 ottenne la cittadinanza onoraria di Ravenna, a nome di tutta la Romagna.
Per chiarire di cosa si occupa un glottologo: è uno studioso di glottologia che è la scienza che studia i linguaggi, nelle loro origini e nelle loro trasformazioni storiche.
Viennese, ebbe come tesi di laurea, l’analisi grammaticale di un testo dialettale il Pulon Matt, un poemetto burlesco di un anonimo cesenate scritto nel 1591, che parodiava l’Orlando Furioso.
Da quel momento, la sua vita divenne un tutt’uno con la Romagna, della quale studia le infinite varietà dei dialetti. Egli scrisse: “Le infinite varietà dei dialetti, in Romagna, restano la nostra dannazione e insieme la nostra ricchezza“.

Fiedrich Schurr notò che il dialetto romagnolo prese le sue caratteristiche peculiari tra il VI e l’VIII secolo, quando in Italia erano al potere i Bizantini e i Longobardi.In quei secoli la zona di Ravenna era isolata sia a livello culturale che politico dal resto della Val Padana, quindi il dialetto ravennate divenne più marcato e più caratteristico.

Schurr insegnò nelle università di Graz, Marburgo, Colonia, Strasburgo, Ratisburgo e Friburgo.
Del nostro dialetto si interessò anche Dante che lo cita nel De vulgari eloquentia“come uno dei 14 più importanti dialetti italiani; molto in alto fra quelli che avrebbero potuti essere promossi alla funzione di lingua nazionale.
(Notizie tratte da E’ Luneri Rumagnol, 1981 e dalla prefazione al Vocabolario Romagnolo-Italiano di Adelmo Masotti)

Guido Pasini

Da dove deriva il dialetto romagnolo?

Il dialetto romagnolo e quindi anche il riminese ha origini celtiche e poi romane. Gli antichi Romani infatti, lungo la via Emilia, tracciarono il cardo e il decumano dei loro accampamenti che divennero poi i nostri centri urbani.

Il dialetto romagnolo, pur cambiando di paese in paese, va da Ravenna a Faenza fino al l’Appennino.

Renato Fattori

Origine etimologica del dialetto romagnolo

Il problema non è il dialetto romagnolo che distingue l’Emilia dalla Romagna, fuse dal duce con un quel benedetto trattino. Del celtico poco o nulla è rimasto, è un po’ un mito, la nostra “lingua” chiaramente è una sfumatura locale del latino con tutto quello che vi si è sovrapposto sopra. “A la ciap” viene da “capio” , “Tola sò“, probabilmente da “tollere“.

Ci sono elementi Goti (la scurgheda, scurcola, sculca, skulk = vedetta, o “gualdo” = Wald in goto, Wild in inglese moderno, selvaggio, bosco), ma soprattutto francesi (per la dominazione napoleonica: il gabaret delle paste è un termine desueto francese del XVIII-XIX secolo… e ancora di più, bada ben bada ben, del sud Italia, data la nostra appartenenza allo stato della Chiesa che muoveva flussi di persone tra Lazio e Romagna (E’ zinèl… da zinna = seno…lasciamelo dire…tetta, tipico del sud). La distinzione marcata tra Emiila e Romagna è il fatto che noi eravamo la ROMANIA in passato. Tutti parlano sempre di questi benedetti Romani e Celti…ma nessuno si ricordo (tiratina di orecchie) di quando Rimini era capitale della Pentapoli durante l’Alto Medioevo.

La Romagna è il residuo con l’alta parte delle Marche di un territorio rimasto Romano più a lungo rispetto a quelle zone in mano soprattutto ai Longobardi a partire dalla fine del VI secolo.

Vi siete mai chiesti come mai nell’entroterra di Rimini non vi è una densità alta di castelli come in Emilia o in Toscana?

É dovuto al modello di gestione delle campagne di tipo romano, il fundus, che si è protratto grazie agli Ostrogoti, Bizantini e alla Chiesa Cattolica che ha inglobato in sé l’ordinamento giuridico antico e quindi, no feudi ma fundi… quando guardate la campagna di Rimini potete immaginare il contadino del medioevo che ripuliva il fosso del suo piccolo pezzetto di terra sul quale aveva la sua fattoria.

Per chi volesse conoscere un po’ la storia delle nostre campagne al di là dei miti e delle leggende, un testo datato ma bellissimo:
L’organizzazione del territorio rurale nel medioevo. Circoscrizioni ecclesiastiche e civili nella ‘Longobardia’ e nella ‘Romania’, Torino, 1979, VII, p. 289.

Luca Mandolesi

 

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