Il Presepe di una volta a Rimini

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Quando eravamo ancora bambini era il babbo che allestiva il Presepio, con tanto di laghetto, realizzato con uno specchietto e le immancabili ochette; con il fiume, creato con la carta stagnola delle tavolette di cioccolata mangiata nell’anno e gelosamente custodita, e con il suo bravo pescatore e con le luci che venivano affievolite con apposito trasformatore, e che non potevano non illuminare la capanna.

L’angolo del salotto era il posto vocato.

Già nei primi giorni di dicembre, dalla cantina dove erano custodite, il babbo prendeva le scatole che contenevano quanto serviva per allestire il Presepe, controllava le statuine e se necessario le restaurava. Ogni anno acquistava nuove statuine per arricchire i personaggi.

Ricordo le statuine di terracotta e quelle più recenti di cartapesta. Erano bellissime e le fattezze dei personaggi straordinarie. Due statuine, non saprei come altrimenti chiamarle, mi sono sempre piaciute. Una riproduceva un ponte ad arcata unica, sul quale passava un gregge di pecore con il pastore che aiutato da un cane nero, cercava di tenere unito il gregge. Era un pezzo molto lungo e pesante; le pecore sembravano vere tanto fedelmente era riprodotto in terracotta il loro manto. L’altra riproduceva un asino che era legato ad una macina per la spremitura dell’olio.

Lo scenario di fondo era dipinto su cartoncino che veniva custodito arrotolato in tubi di cartone. La carta per fare i monti era maculata; lo scheletro dei monti era fatto con cassette e pezzi di legno.  La capanna della natività era fatto con lo stesso sistema.

Il babbo metteva tutti i personaggi in posizione e a pochi giorni da Natale salivamo a Covignano a cercare il muschio e altri ciuffi di erba fresca. Il muschio si raccoglieva a tappeti tanto era fitto e spesso. Per noi bambini era una festa e ci sentivamo importanti e partecipi della creazione del Presepe. In casa si incominciava a sentire il caratteristico profumo di erba fresca, di sottobosco.

Solo dopo la mezzanotte, al rientro dalla Messa, veniva posizionato il Bambinello.

Il 6 gennaio venivano posizionati anche i Re Magi.

Nel 1954 cambiammo casa, da via Monte Titano nel Borgo S. Andrea, ci trasferimmo in viale Astore a Marina Centro. La casa era molto più grande, con una ampia sala aperta su un salotto.

Diventando più grandicelli il compito di fare il Presepe passò a noi figli. Dato l’estro artistico di mio fratello, cominciammo ad allestire Presepi sempre più grandi fino a che mamma ci sfrattò confinandoci nel piano terreno dove ci fu messo a disposizione lo spazio dell’ampio e lungo corridoio. L’auto, una fiat 1100D che era normalmente lì custodita, passò nel cortile, sotto ad un balcone, protetta con teli di plastica.

Partecipammo sempre con successo al concorso parrocchiale dei più bei Presepi, ma il fatto di non poter avere il Presepe dove si vive abitualmente, aveva snaturato il suo principale significato e tolto molto della poesia che dallo stesso promana.

Nella sala aveva preso il suo posto l’albero con le lucine intermittenti.

Guido Pasini

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