Nel lontan 47
abitava in una via
na ragaza, tutta tette
che portava il nome Pia.
Arrivò da e zitadon
un ragaz : Zaghini berto
che senz’ess un bascianon
un mandrillo l’era certo
La bastè na sola ucieda
assassina ed assai bella
che la Pia l’è cascheda
dalla brace alla padella
E così che immantinenete
nell’altare la portò
e d’amor felicemente
la lor fiaba incominciò
Or il tempo è già passato
oggi allor si tenta ancora
di ripeter quel che è stato
tra il signor e la signora
Ma alora col du tetti
l’era com na calamita
non si può esse perfetti
per il resto della vita!
Guardi berto, noti bene
lo e zerca ad tnis ben sò
ma purtroppo, quante pene!
enca lò un s’elza piò
Se te bsogn ad na sudeda
per la tossa e rafredor
l è za tropp cla fadigheda,
t’po fe senza de dutor!
Era una volta che berto filava!
e filava, filava, non c’era mai fallo
amore e letto, tutto quadrava
potevi fare anche il verso del gallo!
Se allora era facile l’entrare
ed assai faticoso era l’uscire
oggi è l’inverso, non ti pare?
suvvia è così, non puoi mentire
Un’ultima strofa e poi ho finito
e questa la dedico ai nostri sposi
per questo pranzo ricco e squisito
offerto dai coniugi cari zaghini
In alto i calici, su cari amici
e tutti insieme ora brindiamo
viva gli sposi e siate felici
ancora 30 anni noi auguriamo
Nonno Cesare