Qualcuno conosce questa vecchia struttura sita a Viserba? Era una fabbrica della canapa, ci ha lavorato mia nonna, che è ancora in vita, quando aveva appena 12 anni. Quante ore passate ad ascoltare sognante i racconti su di lei. Ha dato lavoro a tanti giovani, ha sfamato tante famiglie. Purtroppo ha anche ospitato i tedeschi durante la guerra.
Ci abito in zona da una vita, ho percorso e fiancheggiato quelle mura migliaia di volte. Ho osservato quella fitta vegetazione per minuti infiniti con meraviglia e curiosità. Luogo pericolante, misterioso, buio e inaccessibile. In quanti abbiamo aspirato a rubarne qualche scatto oltre i confini.
Nei decenni si è creato un ecosistema fantastico, fatto di arbusti, piante, microrganismi, animali. Vite. Ogni tanto fa capolino qualche essere nuovo e inusuale per il luogo. Famiglie di mammiferi, cuccioli e adulti. Volatili. Clorofilla. Colori. Ossigeno.
La natura che si riprende i suoi spazi e ci ridà Ossigeno. Ma chi se ne importa. La priorità è cementificare e distruggere. Distruggere. Uccidere e distruggere.
Complimenti a chi porta avanti progetti al di là di quello che certi posti hanno significato per le persone.
Già mi manca l’aria. Mi mancherai tantissimo.
Silvia Lappi (foto e testo)
Roberto Rocca: ai tempi la canapa era coltivata in tutta la Romagna e veniva trasformata in tessuti corde farina ecc… Eravamo i primi produttori, poi presero il posto altre coltivazioni, i tessuti di cotone e sintetici sostituirono quelli di canapa e così perdemmo tutto (è stata una manovra economica voluta dall’America).
Alessandra Bevitori: mio figlio è tornato a casa sconvolto oggi perché ci ha visto dentro le ruspe, affezionato alla corderia per i miei racconti di quando la andavo a esplorare a quattordici anni. Che ricordi!
Leda Angelini: anch’io da bambina abitavo da quelle parti, la zona era avvolta dal mistero perché inaccessibile per la folta vegetazione, inoltre c’erano i racconti delle persone anziane dei tempi di guerra. Noi bambini ne eravamo intimoriti ma anche affascinati.
Marco Casadei: sicuramente la struttura risale all’alto medio evo. In quel periodo per sfamare la popolazione venne creata la fossa di Viserba e su di essa vennero costruiti diversi mulini idraulici. L’acqua serviva anche per azionare i meccanismi per la lavorazione della canapa.
Stefano Zamagni: dentro, in una stanza, ci sono ancora le reti coi resti di quelli che presumo essere i letti di una camerata tedesca. È un luogo incredibile… Io l’ho visitata con amici e mi ha affascinato da morire.
Stefano Zamagni: parlo di almeno una dozzina di letti disposti in ordine preciso a formare proprio una camerata. Le reti sono vecchissime, completamente inutilizzabili al giorno d’oggi per farci i fatti propri sopra.
Simona Paci: la finestra della camera della mia bimba si affaccia sulla vecchia corderia e da lì ho fatto anche un quadro… Per fortuna direi se poi dovevano buttarla giù! Io però vorrei sapere cosa ci faranno visto che appunto la “spio” dall’alto…
Tiziana Formentin: a me avevano detto che di progetti sulla corderia ne sono stati presentati tanti ma poi non ne è mai stato attuato nessuno perché i costi per bonificare obbligatoriamente la zona sarebbero esorbitanti. Si pensa ci possano essere ordigni dalla guerra abbandonati lì. Chissà se è vero, io ci abito vicinissima…
Chris Morri: posso chiedere a chi aveva amici/parenti che lavoravano alla Corderia di contattarmi? Sto realizzando un progetto fotografico/storico sul sito e poter avere “memorie” di chi l’ha vissuta sarebbe splendido! Grazie mille per la collaborazione!
Questi i vecchi scatti: https://www.flickr.com/photos/56394514@N00/sets/72157640868193993/