A mezza via tra la sorgente e la foce del Marecchia, abbarbicato in cima a un cucuzzolo, sta il castello di Maioletto. La partenza è dal Poggio, un borgo di quattro case e una chiesa, a metà della strada che collega Pugliano a Maiolo.
Per giungervi provenendo da Rimini sulla Marecchiese, si può prendere all’altezza di Pietracuta la SP22, la strada di San Leo, bellissima ma trafficata specie nelle festività per la forza attrattiva che la rocca leonina, meritatamente, ha.
Superato uno dei borghi più belli d’Italia, poco prima di giungere a Pugliano si svolta a destra, verso Maiolo appunto, per svoltare ancora a destra verso Poggio seguendo, dopo qualche chilometro, l’indicazione di Boscara.
Volendo salire da valle, da Novafeltria si svolta a sinistra dopo il secondo semaforo per attraversare il fiume su un ponticello, e risalire verso Maiolo.
Parcheggiata la moto che sia, eccoci dunque pronti alla partenza non prima d’aver ben riempito d’acqua fresca le borracce nella fonte che sta a inizio del borgo. Alla destra del sentiero che si imbocca, la rupe di San Leo, con l’eco epico delle sue battaglie che giunge a noi trasportato dalla brezza, mentre di fronte la rupe inespugnabile di Maioletto.
Intorno a noi, viandanti solitari che anelano a raggiungere la cima, i calanchi mostrano i loro profondi solchi che si allungano modificandosi e moltiplicandosi, plasmati nel tempo da una natura che fortemente incide il territorio. Qui oltre alla natura parla la storia, e racconta che in questo sito, nel medioevo, era presente un importante nucleo abitativo a ridosso di una
rupe che, sulla sua cima, ospitava una rocca ritenuta da tutti inespugnabile.
Il possesso di Maioletto all’epoca era strategico per la difesa della vicina San Leo e per
questo era obiettivo di conquista tra le due signorie che si contendevano il territorio: i Malatesta e i Montefeltro.
Non le guerre distrussero questo borgo e la sua rocca ma la natura, che una frana partita dalla cima della rupe, nel 1700, tra il 29 e il 30 Maggio, dopo forti piogge seppellì tutto il borgo sottostante e gran parte dei suoi abitanti.
Ad inasprire la vicenda, la convinzione diffusa che questa frana fosse un segnale divino che arrivava ad interrompere riti pagani che, si supponeva, si svolgessero nel paese durante la
quaresima.
Balli angelici, una sorta di rito pagano culminante con orge collettive. Sul cammino incontriamo un cippo che racconta la storia e gli accadimenti di queste zone, ed insieme anche i nominativi delle vittime nonché un disegno che riproduce il vecchio maniero.
Risalendo il pendio verso la rupe incontriamo sulla nostra strada l’unico edificio sopravvissuto alla frana: la piccola chiesa di San Rocco. Per affrontare la salita consigliamo scarpe adatte e presenza di spirito, visto che dopo i primi passi lungo un sentiero appena visibile in salita ci ritroviamo a dover fare i conti con una scala di ferro che dovrebbe portarci, superando la
roccia a strapiombo, verso il prossimo approdo sicuro, un masso da cui riparte il sentiero.
Dal costone sul quale atterriamo possiamo notare alcuni resti di abitazioni e, scorrendo con lo sguardo, ammirare il panorama che si apre sulla valle del Marecchia.
La vera sfida è comunque davanti a noi, l’ultimo tratto di una pendenza diremmo elevata, che si affronta con l’ausilio di una corda che sostiene la dura salita. È dura, non lo neghiamo, ma la vista che ti attende una volta arrivati in cima è unica e commovente.
Dai resti delle mura, seduti in cima il nostro sguardo può correre liberamente lungo tutta la valle del fiume, con la sagoma del Monte Aquilone che spadroneggia lo skyline e, dietro le nostre spalle, il Montefeltro, con la rocca di San Leo che imponente controlla tutti i nostri movimenti.
Maioletto è un luogo stupendo, da visitare assolutamente anche senza azzardarsi verso la cima ma semplicemente passeggiando sino alla chiesa. Qui si respira la pace e non sarà semplice far ritorno alla caotica atmosfera della città.
Prima di affrettarci verso il mare, merita fermarsi a Novafeltria che abbiamo avuto l’occasione di ammirare dalla cima della rupe per un caffè come si deve al Caffé Grand’Italia, nella piazza centrale, e poi giù di corsa verso Rimini.
Motoeviaggi.com