I lupini a Rimini

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Dedico questo mio racconto dialettale inedito (con traduzione in lingua). a chi ha il dialetto nella mente e le cuore, come i ricordi che si porta dentro… Luciano Monti

“ i luvein …”

Quant ca sera un po pio’ znein, an vidiva l’ora che l’arves la dmenga, perche’ sno la dmenga e paseva un umacin cus ciameva “bartulein”, s’un fiurgunzein per la via lagomaggio, che alora la era cume’ la spiagia sa tot cal cozli ad purazi Sparguiedi tra la gramegna, e l’urleva “ lupini, lupini … forza burdel cl’e’ arvat bartulin si luvein !!!”
Alora sa chi zinch french, armidied da nascost da la mi ma, per che de d’festa, a curiva cuntent cume’ na pasqua daventi che furgon dal meraveii, e te mi paled za a gusteva e savor ad tot cal luverii: nucioli, smanteini sa sora un ded ad sel, zirandli ad rigurizia niri cume’ e catrem, e leca leca di culur sgarzent… fina ad arive’ a s i’occ, ila’ ad cla tireina pina zepa ad or, cla lusiva me sulatein e cla perva cla ges: “ magna, so dai, magna sti bei luvein, sta fusaja dureda e savrosa …” ; alora me e mi cumpagn, a slunghemi che suldin culor dl’arzent , indicand sla mena di burdel ca sermi, cla bela fusaja sche biciarot puzed ile sora cume’ un monument ma la bonta’, che sobti dop tal meni grizidi e pini ad zlun ad bartulein u s’impiniva fina a vunte’, e pien, pien e feva casche’ cal garneli gonfi ad gost, t’un scartoz ad cherta zala, cume’ la sabia scaldeda de sol d’agost ad che nost bel mer pulid d’alora…
Ise’ un dop cl’elt, s’un murset ad zchent di luvein, ai femie squize’ cume’ di raz dreinta tla boca spalancheda , e tirend ad longh cal bozi svuidi cui si vidiva travers, andemi ad cursa a zughe’ a piastra, a sold, a figurein di cantent o di zugadur… o, sa cal palini ad teracota un po zudri, che li t’rumpiva al bascozi di calzunzin curt, e as divertimie fina che us vidiva lom, cuntent ad che poch ch’avemie: che scartoz ad luvein saled e un po mareza ad cal dmenghi che lin si po scazle’ ne da la testa, ne da e cor , e oramai pasedi, cume’ i nost an pio’ bell !!!

Ai mie compagni di gioco della via Lagomaggio e dei ”palazzoni”: Gianni, Giorgio, Italo, Flavio, Giancarlo, Walter, Mario,Carlo, Loris, Werter, Fernando, Luciano, Sergio e Lupo ( che magneva al lusertli vivi ) …

Luciano Monti, 19 dicembre 2014

Traduzione in Italiano

“I lupini “

Quando ero un po’ più piccolo, non vedevo l’ora che arrivasse la domenica, perchè solamente la domenica passava un ometto che si chiamava “Bartulein” , con un furgoncino per la via Lagomaggio, che allora era come la spiaggia con tutte quei gusci di vongole sparsi tra la gramigna, e urlava: “ lupini, lupini… forza bambini che è arrivato “Bartulein” coi lupini !!!”
Allora con quelle cinque lire, rimediate di nascosto dalla mia mamma, per quel giorno di festa, correvo contento come una Pasqua davanti a quel furgone delle meraviglie, e nel mio palato già gustavo il sapore di quelle golosità: noccioline, sementine con sopra un dito di sale, girandole di liquirizia nere come catrame, e lecca lecca dai colori sgargianti… fino ad arrivare con gli occhi, là in quella terrina piena zeppa d’oro, che luccicava al sole e sembrava dicesse: “Mangia, su dai mangia, questi bei lupini, questa “fusaja” dorata e saporita…” ; allora io e i miei compagni, allungavamo quei soldini color argento, indicando con la mano dei bambini che eravamo, quella bella “fusaja” con quel bicchiere appoggiato sopra, come un monumento alla bontà, che subito dopo nelle mani grinzose e piene di geloni di Bartolino, si riempiva fino a traboccare, e piano, piano faceva cadere quei grani gonfi di gusto, dentro ad un cartoccio di carta gialla, come la sabbia riscaldata dal sole di agosto, di quel nostro bel mare di allora…
Così uno dopo l’altro, con un morsetto dato sul fianco dei lupini, li facevamo schizzare dentro la nostra bocca spalancata, e gettando lontano le bucce vuote che ci si vedeva attraverso, andavamo di corsa a giocare a piastra, a soldi, a figurine dei cantanti o dei giocatori… o, con quelle palline di terracotta non perfettamente rotonde, che ti strappavano le tasche dei calzoncini corti, e ci divertivamo fino a quando c’era luce, contenti di quel poco che avevamo: quel cartoccio di lupini salati e un poco amari di quelle domeniche che non si possono cancellare ne dalla testa, ne dal cuore, e oramai passate, come i nostri anni più belli !!!
Luciano Monti, 19 dicembre 2014

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