Martidè sèg Dicèmbre
(Martedì 16 Dicembre)
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I dís che basta la saluta….ma se ta n’è i quatrèin e va via ènca quèla!.
(Dicono che basta la salute…..ma se non hai i soldi va via anche quella!.Senza i soldi che permettono di nutrirsi non si sta bene e presto arrivano anche gli acciacchi di salute.)…
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Chèmpa caval che l’èrba la crèsc!.
(Campa cavallo che l’erba cresce!.È una cosa che non ha fine.)
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Ènca e sumar du cl’à scapuzè una volta un scapóza pió.
(Anche il somaro dove ha inciampato una volta non inciampa più.Era un modo indiretto per dire a chi continua a sbagliare che è peggio di un asino.)
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E tira pió un pèl ad fregna d’un pèra ad bóv!.
(Tira più un pelo di fregna di un paio di buoi!.)
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L’ha la vóia dla lumèga.
(Ha la voglia della lumaca.Era una disfunzione sessuale.)
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Va a arcói al scai d’al pégni da brusè.
(Và a raccogliere le scaglie delle pigne da bruciare.Era un modo bonariamente usato per mandare a quel paese una persona che portava ragioni sballate in una discussione.
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Andè a racói al fòi di “mór”.
(Andare a raccogliere le foglie dei gelsi.Chi allevava il baco da seta aveva una persona che andava a raccogliere le foglie di gelso per sfamare i voracissimi bachi!.)
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Bòna zurnèda ma tót!.
(Buona giornata a tutti!.)
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Sa vól di la parola”DATÒNDA”?
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Romagna solatìa, dolce paese…
Così scriveva Giovanni Pascoli (romagnolo doc), parlando della sua terra. Della nostra, anzi. Ed è sicuramente emozionante. In questo duro periodo che, purtroppo, rimarrà nella storia