Un mare di te papà
Acqua, sole, strade, nel tempo come orologi di ogni momento, che inesorabili scandiscono le ore, vanno avanti e si perdono nel sole. Sole che scalda
La sezione dedicata al dialetto romagnolo. In questa sezione del sito dedicato alla romagna, troverete racconti, poesie, vocabolario romagnolo. detti, usanze, tradotte anche in italiano.
Un modo creativo per far conoscere il dialetto riminese e romagnolo a tutti gli amanti della lingua tradizionale italiana
Acqua, sole, strade, nel tempo come orologi di ogni momento, che inesorabili scandiscono le ore, vanno avanti e si perdono nel sole. Sole che scalda
Coccolata dal tuo immenso mare ogni giorno fiduciosa nuoto nella sua acqua rassicurante sento l’abbraccio delle onde tutto intorno i miei piedi accarezzano come mano
Sul lago due cigni colmi di amore, nel paesaggio infinito di color e natural candore. Anime distese corpi rilassati, pensieri e ricordi nei momenti passati.
Visto che oggi siamo intristiti dalla giornata piovosa, ridiamoci sopra con questa mia zirudella dedicata al lato ” B “; prendendo sempre il lato B
Dedico questa mia poesia dialettale, (con piccola morale contadina ), a tutti gli amici dei cani e delle buone intenzioni… Luciano Monti ” E chén
Quanto tempo aveva ancora da vivere ? Non molto … e poi se quella era vita ! Ora che non aveva più nessuno, si sentiva
Dedico questa mia divertente poesia dialettale a tutti gli amanti del dialetto… Luciano Monti ” Sóta e lampion ” Propia sóta m’un lampion, poch distent
Perché siam Romagnoli… (dal libro “Il gatto di Godzilla” ISBN 9788867510597) Perché “malassandè, pataca” è meglio del prozac… Perché la piadina è un gran bagascia
E’ tempo di cappelletti e tutte le amiche “azdore e non “sono impegnate davanti al tagliere … allora io per ricordare questo poetico momento tanto
Una mia vecchia poesia dei tempi delle medie. La chèsa: U’iè na chèsa sora è mont lasèda mi rugh e m’al gl’urtìghe, ‘ndò che règna
La pulenta. Luna sfata te caldìr fròtt de sol e d’la fadiga, t’fèmagnè chi arcolt da tonda ma la tèvla è sa è travai cativ
UDOR D’AUTOUN La porta ancor un udòr la nebia ad vègne e ad chèrna, robe masède e luntèni, e già us santiva ad cal burdèli
Non dialogo interiore alla Joyce ma esteriore alla George, nel parco Marecchia. (Da far correggere a Cupido Duff… è la prima volta che scrivo in
Federica Zanni: Che nomi hanno i pesci del nostro mare? In italiano e in dialetto. Vandi Cristina: Vongole – purazi Sughero – suvri Ombrina –
“L’altrove” “… O amore in terra lontana, per voi ho malinconia …” Jaufre Rudel Le sedie di minio bruciacchiato ricoprivano i tavoli sparsi sull’assìto sbiadito