L’Unesco ha pubblicato uno studio sulle lingue in via d’estinzione affermando che nel giro di 50 anni molte lingue scompariranno.
Purtroppo tra queste risulta esserci anche il dialetto romagnolo anche se questa non è una novità in quanto oramai i giovani lo impiegano pochissimo provocando così un innalzamento dell’età degli interlocutori che lo utilizzano.
Secondo l’ Atlante delle lingue del mondo in pericolo dell’Unesco, il romagnolo è “decisamente in via d’estinzione“; nella scala di vulnerabilità, infatti, si trova al secondo posto.
C’è da segnalare però un traguardo importante per il nostro dialetto: come accennato poco fa, secondo uno studio promosso dall’UNESCO “Red Book of Endangered Languages ” nel 2015 l’emiliano e il romagnolo sono stati definiti come “lingue strutturalmente separate dall’italiano“; sono state riconosciute, quindi, come due lingue distinte.
Il professor Tapani Salminen, membro della commissione Unesco, riconosce inoltre l’Emiliano come lingua Gallo-Romanza e non italo-romanza. Non solo, la lingua viene anche parlata nella Repubblica di San Marino per questo non può essere considerata alla pari di un semplice dialetto italiano.
E’ un notevole successo per la lingua emiliana e romagnola anche se lo Stato Italiano ancora non considera i due “dialetti” una minoranza lingusitica. Si perchè le due lingue sono classificate secondo la nostra legge come semplici varietà dell’italiano-toscano quindi non riconoscibili come lingue distinte dall’Italiano.
Fiduciosi di un riconoscimento anche da parte dello Stato Italiano raccomandiamo a tutti di non smettete di parlare il dialetto romagnolo: parlatelo con i vostri figli e nipoti in modo da tramandare questo grande patrimonio culturale senza lasciarlo morire.