Le mura (nascoste) di Ariminum, Palazzo Agolanti-Pedrocca

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Ritengo che tutti i riminesi nati fino agli anni ’70 ricordino che il palazzo situato in via Gambalunga, angolo via Cattaneo era conosciuto come il Palazzo della Banca d’Italia. Ma non tutti sanno che quel lungo ed elegante palazzo si chiama Palazzo Agolanti-Pedrocca e che al suo interno è racchiusa e conservata una buona parte della memoria cittadina: le antiche mura urbiche romane e tante vestigia dell’epoca.

Rimini è un po’ come Roma; dove scavi trovi reperti archeologici.

Ariminum fu fondata nel 268 a.C. come importante colonia latina*, nodo strategico e punto d’incontro di traffici commerciali, in riva al mare. La città era delimitata e difesa naturalmente da tre lati: a est dal mare, a nord dal fiume Ariminus (Marecchia), a sud dal torrente Aprusa (Ausa).

Per proteggerla a ovest, lato terra, dalle incursioni dei briganti dell’epoca furono erette delle possenti mura difensive. Solo in un secondo tempo, sotto l’incalzare delle invasioni barbariche, si costruirono difese anche sulla linea di costa e con estrema urgenza si eresse un muro utilizzando qualsiasi materiale compresi materiali di recupero e frammenti architettonici.

Questo muro, scrive lo storico Luigi Tonini, era alto una decina di metri e aveva il suo sviluppo dall’odierno cortile del Museo Civico, fino all’Anfiteatro in via Roma, passando per l’attuale via Cattaneo, che fino alla metà del ‘700 si chiamava via dei Murazzi. Al di là del muro c’era il mare. Purtroppo la cinta di mura non riuscirà ad arginare le orde barbariche che metteranno a ferro e a fuoco la città verso l’anno 258 d.C.

Si è sempre costruito, fino alla fine dell’800, riciclando materiali, spesso depredandolo o sottraendolo da edifici esistenti – vedi Sigismondo per la costruzione del Tempio Malatestiano che utilizzò la pietra d’Istria che era destinata alla costruzione del ponte sul Metauro, a Fano o i marmi dell’antico porto romano di Rimini – o demolendo interi edifici o abbattendo interi isolati, per motivi igienici, o per la creazione di piazze e giardini, o come miglioramento alla circolazione cittadina, senza preoccuparsi di conservare le memorie dei propri avi. Oggi questi interventi sono sconvenienti, si cerca di conservare quanto i predecessori ci hanno lasciato, con restauri mirati.

Il palazzo di cui ci occupiamo fu costruito e cresciuto in più fasi attorno al dorsale delle mura romane. Quando fu costruito non si fecero scrupoli se durante i lavori apparvero vestigia di epoca romana e medievale. Fu costruito su rovine preesistenti che inglobarono parte delle mura urbane che furono utilizzate anche come pareti; fu negli anni circa 1250 che divenne proprietà della nobile famiglia Agolanti, famiglia toscana in esilio – che diede i natali a Rimini nel 1280 a Chiara o Clara che dopo una vita dissoluta si convertì entrando nell’ordine delle monache Clarisse; operò vari miracoli e dal 1782 per approvazione di Papa Pio VI è considerata Beata dalla Chiesa cattolica, col nome di Beata Chiara da Rimini.

Il suo corpo riposa ora nella chiesa intitolata a Santa Maria, parrocchiale di Corpolò. Il palazzo passò poi, per testamento, alla famiglia Pedrocca e dopo altri successivi passaggi di proprietà, fu adibito a ufficio postale e telegrafo con annesso bar. Nel 1923 fu acquistato dalla Banca d’Italia e fino al 1962 fu destinato a uffici e abitazione del direttore. Nel 1925, per opera dell’architetto Gaspare Rastelli assunse, nella facciata, l’aspetto neoclassico che lo identifica ancora oggi.

Lasciato libero dalla Banca d’Italia fu preso in affitto dall’Archivio di Stato. Dal 1985 fu lasciato in stato di abbandono. Dal 2005 la Cassa di Risparmio di Rimini ne divenne proprietaria e ne finanziò il restauro che iniziato nel 2008 fu terminato nel 2012.

E’ un restauro conservativo d’orgoglio tutto cittadino per opera dello studio Cumo, Mori, Roversi architetti di Rimini ; il restauro ha incluso il recupero di parte delle mura urbiche romane di età imperiale (III° secolo) dette Mura Aureliane, completamente ignorate dai precedenti restauri. I lavori hanno portato alla luce tutto il tratto di mura romane che attraversava l’edificio parallelamente a via Cattaneo. Nelle adiacenze delle mura sono stati rinvenuti resti di strutture antiche risalenti a varie epoche, precedenti o successivi alle mura stesse.

Dal volume “Le Mura di Ariminum in Palazzo Agolanti-Pedrocca” edito, in occasione della presentazione alla città del palazzo restaurato, per la Banca CARIM da Minerva edizioni 2013: “Le mura romane, che riaffiorano dal passato e tornano a palesare il loro tracciato, si aggiungono ai ben noti monumenti dell’età romana presenti in Città, proseguendo la composizione di un mosaico di emergenze significative e sorprendenti che, se messe a sistema, potranno far emergere in filigrana la mappa della Città dei primi secoli dopo Cristo”.

* colonia latina e colonia romana: la colonia latina godeva di una certa autonomia politica e amministrativa rispetto a Roma e aveva propri magistrati, mentre la colonia romana doveva sottostare alle decisioni dei magistrati e del senato romano; la colonia latina, una ante litteram delle nostre regioni autonome.

Le fotografie sono tratte dallo stesso volume.

Guido Pasini

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