Quante volte vi è capitato di passare per un viale, una piazza o un qualsiasi luogo d’interesse storico, soffermandovi sui loro nomi? Nomi che per tanto tempo avete pronunciato nella vostra mente, senza mai chiedervi quale significato fosse nascosto dietro quelle parole?
Alcuni monumenti potranno avere nomi dall’interpretazione scontata, come per le costruzioni romane dedicate ai grandi imperatori e condottieri dell’epoca. Altri invece avranno un nome dal significato meno manifesto, intuibile solo dalla storia insita in essi.
Perché è così importante analizzare il nome dei luoghi storici? Perché i nomi sono l’ultima testimonianza di una lingua e una civiltà che non esistono più.
In questo articolo analizzeremo alcuni luoghi d’interesse dell’entroterra riminese, passando dalle loro vicende passate alla loro toponomastica, ovvero lo studio storico-linguistico dei loro nomi.
- Piazza Tre Martiri: il nome della piazza è riferito ai partigiani Mario Capelli, Adelio Pagliarani e Luigi Nicolò, simbolo della Resistenza in Italia durante la 2° guerra mondiale, oltre che rappresentanti di ogni altro uomo morto in battaglia per liberare la provincia di Rimini. Essi furono impiccati il 16 agosto 1944 nella piazza di Rimini che prese il loro nome 2 anni più tardi.
- Palazzo dell’Arengo: il termine “Arengo” fu coniato intorno al XII secolo d.c., a indicare il luogo di protesta e delibera dei cittadini contro lo strapotere dei feudatari. Il termine si riferisce anche alla stessa assemblea, organizzata dai cittadini, che effettua la delibera.
- Domus del Chirurgo: struttura romana risalente alla seconda metà del II secolo d.c., consistente in un edificio che, a quei tempi, si affacciava direttamente sul mare. Viene detta “del Chirurgo” perché una delle stanze era adibita ad ambulatorio, dove il padrone di casa assistiva e operava i suoi pazienti. Da un frammento del muro della camera da letto, gli archeologi hanno anche scoperto che il nome del medico era Eutyches.
- Chiesa di Santa Maria della Colonnella: le ragioni dell’appellativo “della Colonnella” sono dubbie. Si pensa che la struttura, edificata al 1510, fu costruita a partire da una piccola colonna, vicino alla quale ebbe luogo un’apparizione di Maria. Altre fonti spiegano che la chiesa nacque in corrispondenza del punto esatto dove aveva origine la strada romana Flaminia, dove ogni miglio veniva contrassegnato dalla presenza di una colonna.
- Porta Montanara (o di Sant’Andrea): risalente al I secolo a.c., quest’arco a tutto sesto rappresentava l’ingresso alla città di Rimini per chi veniva dai monti della via Aretina, nella valle del Marecchia. L’arco continuò ad essere l’ingresso della cittò fino alla 2° guerra mondiale.
- La Sposa del Marinaio: questa scultura in bronzo realizzata da Umberto Corsucci, situata nel Molo di Levante di Rimini, raffigura una donna con i figli, mentre indica il mare. Questo è un tributo alle donne che attendevano il ritorno dei loro mariti avventuratisi nelle acque.
- Chiesa di Santa Maria dei Servi: l’appellativo “dei Servi” si riferisce all’Ordine dei servi di Maria (o Serviti), un’istituzione fondata a Firenze da 7 persone, conosciute in seguito come i 7 santi fondatori. La chiesa, nata nel 1317, era infatti un dono della famiglia dei Malatesta verso l’Ordine, che aveva precedentemente costruito una cappella.
- Fontana della Pigna: la struttura, situata nel centro storico di Rimini, in Piazza Cavour, presenta una pigna sul vertice. La pigna è un simbolo frequente nell’architettura romana, che veniva associato allo zero, quindi alla nascita, al principio. Altro significato era quello di fertilità, in virtù della sua forma ovoidale e della presenza di semi in essa.
- Piazzetta Gaiana: ricorda il sanguinoso combattimento tra alleati e tedeschi del 18 e 19 aprile 1945 avvenuto lungo il torrente Gaiana che scorre per soli 23,5 km. dall’Appennino alla pianura bolognese dove si getta come affluente nel torrente Quaderna. Il nome potrebbe anche derivare dall’antica Porta Gaiana che si apriva nei suoi pressi, sulla quale era apposta una lapide con scritto S.VAR..
- Piazzetta Teatini: in ricordo della chiesa dei Teatini della quale restano poche rovine; Teatini abati regolari il cui ordine fu fondato nel 1524 da San Gaetano da Thiene e Giampietro Carafa, vescovo di Chieti poi salito al Soglio Pontificio col nome di Paolo IV. Il nome è derivato dalla città di Chieti i cui abitanti sono chiamati Chietini o meglio Teatini.
- Piazzale Gondar: Gondar, città dell’Etiopia della quale fu la capitale fino al 1855. Nel 1936 fu occupata dalle truppe italiane. Con gli italiani conobbe un periodo di grande prosperità: la città fu dotata di un piano regolatore e i principali edifici storici vennero restaurati. Nel novembre 1941 sotto l’attacco delle forze anglo-abissine la resistenza degli italiani condotti dal generale Nasi fu sconfitta. Fu l’ultimo baluardo italiano e segnò la fine del nostro colonialismo nell’Africa Orientale (A.O.I.)
- Largo BOSCOVICH: più noto come piazzale del porto.
Ruggiero Giuseppe Boscovich (Ragusa 1711 – Milano1787) è stato un astronomo, matematico, fisico, padre gesuita, filosofo, diplomatico e poeta italiano.
Nato nella Repubblica di Ragusa (Dalmazia), studiò, operò e visse in Italia (a eccezione di un soggiorno in Francia di 10 anni), e scrisse in italiano molti dei suoi scritti.
È stato uno dei primi nell’Europa continentale ad accettare le teorie gravitazionali di Isaac Newton ed è stato autore di 70 scritti sull’ottica, astronomia, gravitazione, meteorologia e trigonometria.
Fu tra i fondatori dell’osservatorio astronomico di Brera, che diresse per qualche anno. Si è occupato soprattutto di fisica matematica. Particolarmente importanti sono i lavori effettuati a Rimini, ossia la stesura e misura della base geodetica nel litorale tra Rimini e Riccione, indispensabile per il controllo dell’esattezza dell’intera operazione, e le osservazioni astronomiche e geodetiche eseguite con l’ausilio degli strumenti del conte riminese Francesco Garampi, fratello del più noto cardinale Giuseppe. Francesco Garampi e Boscovich si erano conosciuti nel 1736 a Roma dove il riminese (a 21 anni) dopo un soggiorno bolognese dedicato agli studi scientifici ed astronomici tra dicembre 1734 e luglio 1735, si era recato per compiere quelli legali, non dimenticando mai osservar le stelle, per cui fece amicizia con il gesuita. Boscovich ritorna a Rimini nel 1764, chiamato dalla Comunità per un parere tecnico sul porto, soggetto a progressivo interramento con grave danno per il commercio della città. In questa circostanza propose un rimedio drastico, ma risolutivo: «Io son persuaso che si avrà un porto buono e stabile o levando la Marecchia dal porto presente, o levando il porto dalla presente Marecchia», anticipando soluzioni adottate solo intorno al 1930. Nella «Memoria» ufficiale (pagatagli 100 zecchini dal Comune), prudentemente si limitò ad esporre cinque modi per far un porto, senza scegliere quello adatto a Rimini.
Ha avuto l’onore che l’asteroide 14361 fu chiamato col suo nome, così come una frattura lunare e un cratere lunare. Tutte le banconote in dinari croati, emesse fra il 1991 e il 1994 portavano sul fronte il ritratto di Boscovich che è stato ricordato anche con un francobollo.