Isola delle Rose: l’Atlantide riminese e la scoperta di Dive Planet

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Cosa sia l’Isola delle Rose, forse, è ormai noto a tutti (e ne abbiamo parlato QUI).

Per chi non la conoscesse, è intervenuto un film che di recente è stato proposto sulla famosissima piattaforma Netflix, con protagonista Elio Germano.

Nata dall’idea bizzarra, ma non totalmente infondata, dell’Ing. Rosa, è stata infine minata su ordine del governo italiano a causa di problemi giuridici, burocratici e amministrativi dovuti alla costruzione della piattaforma in acque extraterritoriali, vero, ma soprattutto a causa del gesto simbolico di un micromondo che cercava indipendenza.

In seguito alla distruzione della piattaforma, nulla più si è saputo per anni finché, quasi casualmente, un sub riminese non ne ha trovati i resti

…in realtà, è un novello Cristoforo Colombo che, alla ricerca di altro, si è imbattuto in tutt’altre rovine, riportando in auge l’Isola.

A quarant’nni dall’affondamento, quasi una sorta di celebrazione di un anniversario, sono riaffiorati ricordi e polemiche.

E se molto si sa della storia dell’Isola, forse meno di chi l’ha ritrovata. Il che ci ha portati a intervistare questo personaggio riminese.

Nome!

Stefano

Cognome!

Paganelli

Età… ?

55

Fa un po’ intervista de Le Iene, ma era per rompere il ghiaccio!
Anche perché vorremmo conoscere te, prima ancora della tua scoperta.

Come e quando hai iniziato a cimentarti con le immersioni subacquee?

Sono un subacqueo dal 1986 e sono nato sul porto di Rimini..

Ho sulle spalle circa 6/7000 immersioni, sono uno dei dieci course director in Italia, che formano gli istruttori subacquei; formo, altresì, istruttori nell’immersione tecnica profonda, con all’attivo immersioni profonde, fino ai 100 mt. Mi sono immerso in quasi tutti i mari del mondo, dalla Papua nuova Guinea, alla Micronesia, al canale della Manica, all’oceano Atlantico, all’oceano Indiano, Australia, Caribi, Africa ecc. Sono stato il primo subacqueo italiano ad immergersi in Albania circa trent’nni addietro.

Essendo anche un fotosub, ho collaborato con alcune riviste e libri. Ho anche creato tre brevetti subacquei per la didattica internazionale “Padi” che ora posso insegnare solo io nel mondo.

Come sei approdato a Dive Planet o, invece, è una tua creazione (o ceatura!)?

Ho fondato il Dive Planet Rimini nel 1996, nell’attuale sede di mia proprietà, a S. Giuliano, zona nuova darsena, sul porto. È una zona strategica per aprire un centro subacqueo e un diving, avendo il porto a 20 mt, per caricare i gommoni. Appena ho aperto ho organizzato il più numeroso corso subacqueo mai fatto in Italia, 103 allievi in un solo corso.

Sei ancora abbastanza giovane, ma probabilmente hai l’età adatta per ricordare qualcosa dell’Isola quando ancora “viva”. Hai mai avuto occasione di frequentarne degli… “abitanti” o addirittura di salirci a bordo? Che ricordi e impressioni conservi?

Sì: avevo solo tre anni, ma assieme a mia nonna, navigando sull'”Asso di Cuori”, mi sono recato a vedere “l’isola di ferro” come la chiamavano. Ero piccolo, però ricordo l’impressione che mi fece data la sua grandezza.


Ci hai accennato di aver scoperto dei reperti per puro caso. Vorresti raccontarci meglio come è andata?

Io sono da sempre un “cacciatore di relitti Adriatico” e ho al mio attivo quindici ritrovamenti di navi e aerei nella nostra zona. Questi sono ora siti di immersione dove conduco i miei clienti che vengono da tutta Italia ed Europa per immergervisi.

Sono sempre in caccia e, mentre ero alla ricerca di un piccolo relitto di peschereccio, il mio strumento “Side Scan Sonar” ha letto qualche cosa sul fondo. Mi sono subito immerso per controllare, ritrovando diversi resti.

Hai contattato l’Ing. Rosa – ammesso fosse ancora in vita – per avere certezze in merito ai tuoi ritrovamenti?

Dopo qualche tempo, mi è venuto in mente che forse avevo ritrovato i resti dell’Isola quindi, grazie a delle mie conoscenze, ho contattato direttamente l’Ing. Rosa e mentre gli spiegavo e raccontavo ciò che avevo visto, lui mano a mano mi confermava ogni ritrovamento e mi spiegava che cosa fosse o a cosa servisse.

Che tipo era? È stato facile avere a che fare con lui?

Era abbastanza anziano quando l’ho contattato, ma molto gentile e alla mano e abbiamo scherzato qualche istante sulla subacquea.

Come ha reagito non appena appreso della tua scoperta?

Inizialmente è rimasto sbigottito poi, ripresosi, ha subito voluto sapere cosa avessi trovato.

Sei mai rimasto in contatto con l’Ing. e, eventualmente, con il suo entourage?

Non ho più avuto modo di risentirlo, purtroppo, ma come spiegherò dopo ho voluto omaggiarlo con un dono particolare.

Cosa ne hai fatto di quei ritrovamenti? Era possibile conservare qualche cimelio o ti sei scontrato con la burocrazia?

Tutto quello che è sul sito deve rimanere dove si trova: non è corretto raccogliere nulla,. I subacquei che arrivano dopo di te vogliono provare le stesse emozioni e magari scattare qualche foto ricordo. Non facciamo prelevare nulla.


Hai contattato o, viceversa, sei stato contattato da qualche ente – pubblico o privato – per narrare quanto accaduto o per dar vita a mostre, musei e simili?

Negli anni sono stato contattato diverse volte: prima dai responsabili di “Cinematica” che hanno girato un documentario e hanno voluto saperne di più. Poi, dal “Museo Pier Maria Rossi” di Parma, che ha dedicato una mostra all’Isola e io ho fornito loro alcune foto subacquee e notizie sul ritrovamento.

Una mia foto è anche stata utilizzata sui francobolli ristampati per l’occasione.

In seguito sono stato cercato anche da “Domus”, la famosa rivista internazionale di architettura che ha pubblicato un articolo molto bello di ben sei pagine con alcune mie foto e, sopratutto, mi ha dedicato la copertina, fotografato a mia volta mentre esco dall’acqua con la mia reflex subacquea, sui resti dell’isola

Hai mai ricevuto qualche riconoscimento o encomio per questo?

No: nessun riconoscimento, se non quello dei miei clienti che si vengono a divertire sui miei punti di immersione come sull’isola delle rose.

Diversi sub hanno scandagliato le acque marine cercando l’Isola. Cosa credi, fortuna a parte, che ti abbia permesso di arrivarci per primo?

Diversi sub locali hanno cercato i resti dell’Isola, ma inutilmente. Il mare è grande.

Io ho avuto solo la fortuna che questo ritrovamento coincidesse con i resti dell’Isola, ma non c’entra solo la fortuna. Ho al mio attivo tanti ritrovamenti e sono l’unico sub che vi è riuscito nella nostra zona, nonostante altri cercassero qualcosa da trovare. Navi, aerei della seconda guerra mondiale, pescherecci ecc. Il relitto più grande che ho ritrovato è lungo ben 111 mt. In tanti anni ho affinato la mia tecnica di ricerca e i miei gommoni sono dotati di strumenti adatti, poi ci vuole determinazione.

Cosa è cambiato nella tua vita, dopo? Il tuo centro avrà sicuramente acquistato notorietà!

Nulla è cambiato, ma sono venticinque anni che accompagno subacquei a immergersi nelle nostre acque e sono stato un precursore: nessuno si aspetta di trovare un diving che ti porta ad immergersi sui relitti a Rimini… tutti pensano che la nostra città sia solo spiagge e piadina. Invece in questi anni sono decuplicati i sub che ogni anno ritornano e vengono a vedere i relitti e sopratutto la nostra biologia, la più ricca del Mediterraneo…

E il Club 41\Rotary Club?

Qualche anno fa, mentre era ancora in vita l’Ing. Rosa, sono stato contattato dagli amici del “Club 41” di Riccione – Rimini, che conosco poiché ho partecipato come relatore sulle immersioni a Rimini, durante alcune loro serate.

Mi invitarono a partecipare a un loro incontro organizzato a Bologna con l’Ingegnere. Purtroppo i miei impegni me lo impedirono, tuttavia volli fare un omaggio all’ingegnere. Mi immersi appositamente per prelevare un mattone dai resti della muratura che lui aveva costruito; lo misi in una teca con il mio nome e quello del mio centro e lo feci donare al famoso ingegnere, a cui scappò sicuramente una lacrimuccia…

Il film e il rapporto con Dive Planet

Questa lungo e duraturo rapporto con l’Isola delle Rose ci è valsa anche la chiamata di aiuto da Cinecittà.
Sono stato accostato dalla dirigenza del film che necessitava l’acquisizione di un brevetto subacqueo per un attore.

Per una migliore e più realistica riuscita del film, come spesso accade, uno degli attori – Leonardo Lidi – è stato “spedito” in Romagna perché conseguisse il brevetto subacqueo che gli consentisse di garantire realismo alla propria recitazione.

Leonardo, è venuto da noi per imparare a immergersi in sicurezza e ,cosa da non sottovalutare, si è fermato da noi ben quindici giorni invece della settimana canonica, proprio per apprendere meglio anche l’accento emilianoromagnolo e, a quanto pare, ci siamo riusciti…

Chi è l’istruttore che ha accompagnato Lidi e che rapporto si è creato con la crew?

L’istruttore che lo ha seguito dall’inizio è stato Giuseppe Balducci, che lavora con noi dal 2009. Essendo, poi, di Santarcangelo ha potuto trasmettere al meglio la nostra lingua.

Leonardo al suo arrivo era un po’ titubante e timoroso, però al termine era ormai diventato un vero subacqueo ben formato e divertito! Ha inoltre vissuto un intero giorno con noi, dalla mattina alla sera, compresi pranzi e cene.

Si è rivelato difficile avere a che fare con un personaggio famoso? Non solo per la sua notorietà, ma anche per eventuali sistemi di sicurezza a seguito?

Nessun problema! Noi siamo alla mano e lui si è calato nella parte del subacqueo come fosse un nostro allievo da anni. Il giorno teoria, piscina e immersioni in mare e la sera a cena fra amici. Siamo comunque abituati a personaggi noti: tra i nostri allievi anche la showgirl Antonella Elia, il commentatore televisivo Guido Bagatta, e abbiamo collaborato anche con altre due showgirl: Ela Weber e Tessa Gelisio.

Le escursioni. Forse sarebbe meglio chiamarle “immersioni”!

  • Relitto Cargo Anni
  • relitto Cargo Zoe2
  • relitto Aereo bombardiere b 24 liberato della 2 gm
  • relitto aereo b 17 flying fortress della 2 gm
  • relitto motopesca “Benvenuto”
  • relitto motopesca “Ambra”
  • relitto piattaforma” Paguro” area a tutela biologica
  • relitto piattaforma “Tralicci” area a tutela biologica
  • area miticultura “Piramidi”
  • relitto motopesca “Angiò”
  • relitto Cacciamine Byms 2053
  • relitto rimorchiatore “Taurus”
  • relitto pontone armato della 1 gm
  • relitto sommergibile della 1 gm
  • relitto Draga/pontone
  • oltre al sito dei resti dell’Isola…

Chi siete e dove vi trovate?

Dive Planet Padi dive center 5 stelle, centro formazioni Istruttori Rimini, unico diving di tutta l’Emilia Romagna (gli altri sono tutti club subacquei per attività solo sociali), viale Ortigara 59.

Fondato da me nel 1996.

Siamo l’unico centro in Italia con la piscina a vetri internamente alla sede. Ci troviamo a fianco l’imbarco del traghetto che unisce San Giuliano al faro.


A oggi è possibile raggiungere i resti dell’Isola?

Sì: organizziamo saltuariamente la visita per i nostri sub. Ci siamo stati proprio il 23 dicembre…

Che livello di esperienza e che grado di difficoltà si prevedono?

Il livello di esperienza richiesto per i nostri siti di immersione è vario: alcuni siti sono adatti a tutti i tipi di brevetto, altri viceversa sono riservati ai subacquei tecnici.

L’area è pubblica?

Sì l’area è pubblica, ma noi non diamo mai le coordinate dei nostri punti di immersione per evitare che qualche furbetto possa raccogliere o pescare rovinando così il sito.

Sono state pubblicate alcune coordinate, però non sono veritiere…

Io sono membro del direttivo dell’ “Associazione Paguro, area a tutela biologica e con il mio staff insegno e faccio rispettare il mare in tutte le sue forme.

Con quanto tempo d’anticipo è necessario prenotare?

Le immersioni normalmente si tengono nei mesi che vanno da marzo a novembre, senza disdegnare delle uscite invernali, solo con chi è ben equipaggiato.

Sono diverse le modalità per la prenotazione. Dal modulo sul sito al una semplice chiamata. Da un messaggio su Facebook oppure, con grande piacere, passando in sede.

Chi accompagna i visitatori e come funziona? Tempi di permanenza, preparazione, etc!

Per ogni immersione è sempre prevista una guida subacquea esperta. In merito all’Isola delle Rose c’è da dire che l’immersione è estremamente facile: si tratta di soli 12 metri di profondità, adatta anche ai più giovani.

L’esperienza dura in media 50/60 minuti, tempo idonea per aggirarsi tra i resti delle mura e di alcune strutture. Sono visibili anche due enormi boe, messe a perimetro in previsione della demolizione, per evitare avvicinamenti.

Inoltre si possono ammirare alcuni degli oggetti utilizzati durante la breve vita della struttura. E, comunque, un buon occhio scorgerà sempre qualcosa! Io per esempio o adocchiato diverse posate, piatti, oggetti vari che riportano indietro nel tempo.

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