Penso che quello che vado a raccontarvi non sia noto ai Riminesi; ad eccezione dei pochi addetti ai lavori.
Fine anni ’70 e inizio anni ’80, nella stazione di Rimini, sul binario tronco lato Bologna, stazionavano alcune carrozze cuccetta di nazionalità cecoslovacca, per una settimana circa, più volte nei mesi estivi.
Era l’albergo di tanti giovani turisti dell’est che lì alloggiavano autorizzati dai funzionari delle ferrovie. Su quel binario tronco avevano la loro privacy.
Avevano un responsabile per ogni carrozza che manteneva l’ordine; erano tanti perché viaggiavano al completo, ma non vedevi nessuno di loro bivaccare o sporcare fuori. Erano autorizzati ad usufruire dei bagni e dei gabinetti della stazione. Quando era necessario avere rapporti per accordarsi su qualsiasi cosa; per esempio, orario dei pullman, orario di partenza, o altro, li trovavi quasi svestiti perché le carrozze ferme sotto il sole estivo diventavano quasi dei forni, anche se per molte ore godevano dell’ombra di alcune grosse piante.
Rimini era il loro campo base perché dalla nostra città partivano con i pullman per visitare le principali città e la sera rientravano per dormire in assoluto silenzio. Erano quasi fantasmi; erano presenti ma non si facevano notare.
Visitavano in prima battuta Venezia, poi Ravenna, Urbino per finire con la vicina Repubblica di San Marino.
Alla partenza, che avveniva sempre di notte perché le carrozze venivano agganciate al treno internazionale diretto a Vienna, il responsabile capo si presentava nell’Ufficio Movimento per ringraziare e in tale occasione lasciava ai presenti alcuni regali che erano sempre oggetti di cristalleria: i famosi cristalli di Boemia.
Era un primo approccio del turismo proveniente dall’est, un turismo certamente povero che fu agevolato dalla buona accoglienza che trovò nel personale tutto della locale stazione ferroviaria.
Il turismo russo non aveva ancora mosso i primi passi.
Guido Pasini
Ph. Fondazione Fs Italiane