Ricordo di quello del 1956
Con un amico ho fatto in tempo ad andare alla Locanda del Lupo prima che cambiasse nome, un pomeriggio della primavera del 1973 (alla sera ancora non andavamo a ballare).
Dai primi anni 70 in poi sono venuti fuori come fama i locali Ritual e Blow Up, entrambi a Bellariva lungo la via del filobus.
Nel ’78 d’estate sono stato un paio di volte sia al Life (si chiamava cosi’, non piu’ Ritual) che al Blow up.
Il Life era un ambiente minimalista.
Al Blow up si scendeva una scala ripida ed il locale dentro mi sembrava una specie di bunker a prima impressione, tutto bombato di moquette e vinpelle, poi ti abituavi bene alla sua atmosfera ovattata.
Al Life eravamo in comitiva.
Al Blow Up sono entrato con un amico verso le 22,15.
C’era qualche ragazza italiana e qualche ragazza svedese.
Non ho cercato di conoscerle, parlavo poco all’epoca.
Osservavo invece cosa facevano.
Stavano sedute, poi ballavano.
Il locale e’ rimasto cosi’ fino a mezzanotte.
Noi siamo andati via poco dopo ma sapevamo che le svedesi, quelle che volevano concludere la nottata coi “Buttadentro” sarebbero arrivate verso l’una di notte e sarebbero andate via coi ragazzi alla chiusura del locale, alle 2.
Quella sera ho visto Zanza dare i volantini all’entrata del locale, abbiamo scambiato con lui qualche battuta e poi siamo entrati. Dopo un pò lo abbiamo visto dentro il locale dialogare assieme ai colleghi, coi baristi, tra loro tutti molto compiti ed affabili, poi è risalito e tornato fuori.
Alla stessa maniera con cui si rapportavano tra loro così facevano con le ragazze nel locale, con educazione e stile.
Quei Buttadentro erano di Rimini, Lagomaggio, Bellariva.
Tutta gente educata e gentile di sentimenti, lo si vedeva subito osservandoli.
Life e Blow up erano aperti alcuni giorni alla settimana anche d’inverno e quando ci passavo davanti in auto per andare a Riccione l’atmosfera era quasi spettrale a Bellariva come dappertutto.
Poche auto transitavano in strada, qualcuna era posteggiata nelle traverse lato mare.
I due locali all’esterno erano sempre deserti e con luci fioche, dentro c’era senz’altro qualcuno.
Era d’estate che entrambi i locali si risvegliavano, non grazie “ai ragazzi di via Panisperna” ma “ai ragazzi di via Regina Elena”.
Ricordo di quello del 1965
Gli anni di Zanza e dei suoi amici, quelli che per noi erano i ragazzi di Lagomaggio, Bellariva, Marebello, Rivazzurra, appartengono ad un storia riminese passata ma presente, dal sapore di fresco e di vitalità scanzonata.
E’ la loro una cartolina di Rimini che affiora prepotentemente dal passato come un riflesso felliniano da “Amarcord”.
Per me ritornare indietro nel tempo vuol dire ripercorrere gli anni 80 che poi sono il periodo che ha consegnato la mia gioventù, quella spensierata e disinvolta.
Io il Blow Up, il Carnaby, il Life non li ho mai frequentati assiduamente, ci sono arrivato sempre per caso perché come tanti giovani anche io subivo il fascino di quello sciamare estivo di teste bionde e visi diafani che si riversava lungo le strade ed i locali marini.
La prima sera che andai Al Blow Up come cacciatore senza esperienza, mi trovai all’ingresso del locale a parlare con alcune scandinave tra loro coetanee (parlare era anche difficoltoso perché di inglese ne masticavo quasi niente).
Queste ragazze incuriosite all’inizio dai nostri modi, ci avevano consentito un certo “slancio” ma all’improvviso capirono subito che noi eravamo estranei all’ambiente della discoteca e pertanto ci salutarono frettolosamente e scesero le scale del locale in cerca di quei ragazzi che erano i “Buttadentro” del locale.
Rimanemmo molto male ma la cosa ci servì perche’ capimmo che non potevamo entrare impunemente in altro “territorio” senza fare i conti con i veri ed indiscussi padroni di casa e soprattutto senza averne i requisiti rispetto a questi ragazzi che frequentavano con invidiabile successo i vari locali tipo Blow Up, Life e vestiti così stranamente rispetto a quelli che erano i nostri canoni di abbigliamento.
Noi con loro non avevamo avuto rapporti o frequentazioni comuni essendo di una generazione successiva.
Loro d’estate difendevano con grande tranquillità il loro “territorio”, stavano lì, non avevano bisogno di muoversi mentre noi logoravamo i battistrada delle nostre auto percorrendo decine di chilometri.
Era il tempo non solo delle discoteche di collina e di mare ma anche di tante feste organizzate in case o ville private.
Se Milano in quel tempo era “da bere”, Rimini era da godere, attimo dopo attimo.
Non era neanche necessario uscire tardi, infatti noi eravamo abituati ad essere alle ore 22,00 solitamente in quello che era il nostro ritrovo iniziale “Il Pub del Lady”, poi si decideva di continuare la serata.
Eravamo tanti gruppi di ragazzi e ragazze con interessi diversi.
D’inverno quei ragazzi di Rimini, Lagomaggio, Marebello non li vedevamo ma sapevamo che loro spesso andavano a svernare al nord, al freddo, in Scandinavia, Germania dove vivevano le loro conquiste estive, invitati quasi reclamati da loro, noi invece eravamo ad occupare stabilmente, quasi “manu militari” Piazza Tre Martiri dove ora c’è la statua di Giulio Cesare.
Ricordando quei tempi e le storie raccontate e sentite sui ragazzi di Lagomaggio, sulla loro intensa e frenetica “attività notturna”, mi affiora una giusta nostalgia e mi piace pensare che loro sono stati giovani come pochi altri lo sono stati.
Uno di loro si è congedato, era il più carismatico ed più conosciuto di tutti, si chiamava di soprannome “Zanza”.
Io l’ho solo visto, mai conosciuto di persona, però posso pensare che se ne sia andato come avrebbe voluto.
Buon Viaggio Zanza, Cavaliere gentile di notti interminabili ed insonni.
(foto tratta da internet)