Alessandro Gambalunga era figlio di Giulio, commerciante all’ingrosso di materiale ferroso che faceva venire dalle coste iugoslave. Prima di Giulio la famiglia Gambalunga aveva esercitato la professione di “maestri muraturi”, oggi li chiameremmo imprenditori edili.
Sembra che Giulio provenisse da Carpi ed apparteneva ad una famiglia di origine lombarda.
Ma ancora in quelle epoche si continuava a considerare “Longobardia” il territorio arrivante fino all’attuale provincia di Modena.
Con le attuali province di Bologna e Ferrara iniziava invece la “Romania”.
Quindi i Gambalunga per i riminesi potevano essere benissimo considerati dei Lombardi di Carpi.
A Rimini la famiglia Gambalunga era ricchissima rispetto agli standard cittadini. Superava di gran lunga in ricchezza le nobili famiglie riminesi, a volte spiantate. Il padre oltre alla sua attività commerciale, aveva contratto nella sua vita quattro matrimoni, la mamma di Alessandro doveva essere stata la terza moglie, incamerando ogni volta doti e patrimoni muliebri.
Alessandro nacque qualche anno dopo il 1554 in quanto il padre aveva redatto un primo testamento in quell’anno e non vi si faceva menzione di un figlio chiamato Alessandro.
Nel 1583 Alessandro si laureò a Bologna in Diritto Civile e Canonico, non per utilizzare professionalmente la laurea ma per fregiarsene come titolo accademico.
Infatti era così ricco che non aveva bisogno di esercitare nessuna professione.
Nel 1592 si sposò con Raffaella Diotallevi appartenente ad una nobile famiglia riminese, acquisendo così anche lui lignaggio nobiliare.
Alessandro però si sentì più volte tacitamente rifiutato dalle famiglie nobili riminesi che all’inizio vedevano in lui un semplice “parvenu”, considerandolo un nobile di toga inoltre di acquisizione recente, non un nobile di sangue, tanto che il Nostro, risentito, rifiutò sdegnosamente incarichi pubblici cittadini che il patriziato locale voleva in seguito conferirgli, come la carica di podestà nel 1595.
Nel 1599 i due fratelli Gambalunga si divisero il patrimonio paterno. A Francesco andò la casa di famiglia mentre Alessandro con i soldi paterni si era trasferito in un palazzo nobiliare riminese del centro storico ed in seguito acquistò case contigue a quel palazzo. Infine nel 1610 iniziò a costruire per se e la moglie il Palazzo Gambalunga nelle vicinanza dei suoi possedimenti immobiliari.
I lavori iniziarono nell’ottobre del 1610 e finirono nel 1614, spendendo Alessandro la cifra enorme di 70.000 scudi.
Il palazzo, uno dei più belli della città, sorgeva in “Via del Rigagnolo della fontana”, l’attuale via Gambalunga. Infatti dalla fontana dell’attuale piazza Cavour, la “fontana della Pigna” scendeva un canalino d’acqua a cielo aperto che percorreva l’attuale via Gambalunga e terminava probabilmente nella Fossa Patàra posta non lontano da lì.
A pianterreno del palazzo Gambalunga c’erano le stalle, le rimesse, le officine, i magazzini.
Al primo piano c’erano le varie stanze e saloni ad uso abitativo e nell’ultimo piano, una sorta di mansarda, c’erano i locali adibiti a granai; vi abitavano inoltre il fattore, la servitù ed un libraio con a disposizione un locale per la rilegatura dei libri.
La parte del palazzo in cui abitavano i Gambalunga aveva come arredi oltre a pregiato mobilio, quadri, arazzi, broccati, cuoi finemente lavorati.
All’esterno i portali, le cornici delle finestre ed i timpani posti sopra esse, erano tutti in pietra bianca d’Istria lavorati da un mastro scalpellino veneziano.
Dopo la morte di Alessandro avvenuta nell’agosto 1619, i tre locali a pianterreno che danno sull’attuale via Tempio Malatestiano angolo via Gambalunga, vennero adibiti a Biblioteca per uso pubblico, cittadino. Vi si entrava da una porticina posta nell’attuale via Gambalunga prima del suddetto angolo. La porticina venne murata nel 1870, la muratura in mattoncini si vede ancora oggi e sulla pietra sopra la porta si vede ancora scolpito il nome “Bibliotheca”.
Venne così favorita l’entrata in biblioteca da un portone principale del palazzo posto nell’attuale via Tempio Malatestiano.
Alessandro attento e curioso lettore, nella sua vita si circondò, Mecenate locale, di poetie letterati.
La maggior parte dei libri della sua biblioteca erano acquistati da librai veneziani alcuni già rilegati, altri venivano rilegati nel suo palazzo dal “mastro libraio”.
Nel testamento Alessandro indicò l’uso pubblico della sua biblioteca che era composta da tomi di autori classici latini e greci, da testi in italiano dei maggiori letterati quali Dante, Tasso, da manuali di grammatica, teologia, geografia e da manuali scientifici di medicina ed astronomia. Nel testamento destinava uno stipendio annuo di 50 scudi per il bibliotecario ed un fondo annuo di 300 scudi per l’acquisto, la rilegatura ed il restauro dei libri.
Negli anni successivi alla sua morte in biblioteca furono allestite le librerie in legno di noce, semplici e lineari ed in seguito furono acquistati due mappamondi.
Alessandro Gambalunga era senza figli e lasciò il proprio patrimonio immobiliare alla sua unica nipote.
In seguito il Palazzo Gambalunga con annessa biblioteca passerà per lascito testamentario al Comune di Rimini.
Alessandro venne sepolto col padre Giulio nella “Chiesetta del Paradiso” fatta ristrutturare da Alessandro stesso su committenza cittadina.
La chiesetta era posta dietro al Tempio Malatestiano e fu rasa al suolo durante i bombardamenti su Rimini della 2^ guerra mondiale.
Bibliografia
La Biblioteca Civica Gambalunga” – prof. Piero Meldini
Autore: Gaetano Dini
Foto: Ivan Ciappelloni