(Immagine di copertina, Domenico Beccafumi, Sant’Antonio e il miracolo della mula, 1537, Museo del Louvre)
La tradizione narra che nel 1223 S. Antonio da Padova si trovasse in città, a Rimini, per predicare la reale presenza di Cristo nell’Eucaristia. A un certo punto irruppe un eretico tal Bonovillo, il quale chiese prova delle sue parole, lanciando una sfida che gridasse al miracolo. Se fosse stato convinto dal Santo della vera presenza di Cristo nell’ostia consacrata, avrebbe aderito all’insegnamento della Chiesa cattolica.
La prova
Bonovillo così agì: rinchiuse la sua mula nella stalla per tre giorni e tre notti, senza foraggiarla. Il giorno designato, l’avrebbe condotta in piazza mettendole davanti della biada.
Al contempo, Antonio avrebbe dovuto porgere all’animale un’ostia consacrata. Se questo l’avesse preferita al foraggio, l’eretico si sarebbe convertito.
Alla data convenuta, il Santo terminò di celebrare messa per poi recare in processione l’ostia consacrata, verso piazza Tre Martiri. Innanzi alla mula, quindi, così disse:
In virtù e in nome del Creatore, che io, per quanto ne sia indegno, tengo veramente tra le mani, ti dico, o animale, e ti ordino di avvicinarti prontamente con umiltà e di prestargli la dovuta venerazione
Al termine di queste parole la mula, lasciando da parte il fieno, si avvicinò inginocchiandosi, tra lo stupore e la commozione dei presenti…
Il tempietto del Bramante
Sempre secondo leggenda, Sant’Antonio avrebbe compiuto il Miracolo eucaristico su di una colonnina, venerata all’interno di un tempietto cinquecentesco opera del Bramante e dedicato proprio alla memoria di tal evento.