La televisione
La RAI, nell’anno 2014, ha ricordato con molte trasmissioni e riproponendo spezzoni di vecchi programmi, i 60 anni della televisione italiana.
Io me la ricordo così e così voglio raccontarvela.
Come tutti sappiamo, le regolari trasmissioni televisive in Italia ebbero inizio nel gennaio del 1954.
Nel 1955 il televisore arrivò anche a casa mia.
Fummo fra i primi ad avere un apparecchio televisivo. Acquistato da Valentini elettrodomestici che aveva il negozio in Corso Umberto I° (oggi Corso Giovanni XXIII°), quasi di fronte all’attuale negozio di dolciumi Vulpitta. In città era uno dei pochi negozi di quel genere. Gli elettrodomestici in vendita consistevano soprattutto in apparecchi radio, radiogrammofoni, giradischi, cucine a gas, cucine elettriche, aspirapolvere, i primi frigoriferi e la vera novità: i televisori.
Era considerato un lusso possedere un televisore e fu un grosso sacrificio economico quell’acquisto, per mio padre.
La maggior parte delle persone andava al bar o presso qualche circolo per vedere i programmi di maggior interesse.
Vittorio Antonio, mio fratello maggiore, due anni ci dividevano, aveva il cuore malato per i postumi di febbri reumatiche. Aveva un soffio al cuore trasformatosi poi in scompenso cardiaco. Aveva 14 anni e non era riuscito, a causa della malattia iniziata nel 1949 e che lo costringeva spesso a letto, a terminare la Va classe elementare e neppure la preparazione alla Prima Comunione che ricevette, in una rara pausa della malattia, nel 1950 da Don Calandrini, a Roma nella Basilica di San Pietro, durante il pellegrinaggio organizzato dalle ACLI riminesi per l’anno Santo e al quale partecipò l’intera nostra famiglia.
Col tempo le sue condizioni peggiorarono; i cardiologi e il medico di famiglia, dott. Aulo Donati, gli imposero riposo assoluto ed evitare qualunque sforzo e divieto di camminare. Quando si sentiva un po’ meglio, per fargli prendere un po’ d’aria e cercare di distrarlo, il babbo lo prendeva in braccio e con l’auto, una Fiat Balilla 1100, acquistata di seconda mano, lo portava a spasso.
Quindi il televisore era arrivato per rendergli le lunghe giornate passate nel letto o sul sofà, più leggere e meno noiose. Fra i suoi passatempi c’era la lettura e la collezione di francobolli che l’amico Giancarlo Morolli (poi diventato un giudice internazionale di filatelia e colonna della ditta Bolaffi) gli portava dal locale circolo filatelico cittadino.
Le trasmissioni televisive cominciavano alle 17.30 con la “TV dei Ragazzi” che durava 1 ora e mezza, poi si interrompevano per riprendere alle 20,45 e andavano avanti fino alle 23,00. La domenica i programmi cominciavano alle ore 11,00. La pubblicità non esisteva, solo dal 1957 inizierà con “Carosello”.
Il televisore, un Philips, era grosso, di legno scuro con una cornice di legno più chiaro; era un 17 pollici, il canale era unico e non esisteva il telecomando. Il ripetitore delle onde tv più vicino era a Monte Venda, vicino a Verona e la ricezione del segnale era scarso e in condizioni di meteo perturbato con molto sfarfallìo. A volte si vedeva e non si sentiva, o viceversa. Ricordo di un Festival della Canzone Italiana (San Remo); la stanza era piena di persone (i vicini di casa), abbiamo seguito il programma col televisore, cercando la migliore sintonizzazione delle immagini che però escludeva l’audio e con la radio per l’ascolto delle canzoni. E con la combinazione dei due apparecchi accesi, riuscimmo a goderci il Festival.
L’antenna televisiva, posta sul tetto, era leggerissima, di alluminio e veniva letteralmente mangiata dalla salsedine marina e doveva essere sostituita ogni anno.
Ricordo attorno al letto di Vittorio noi di famiglia e anche qualche vicino di casa in occasione di trasmissioni che suscitavano più interesse, quali quiz (Duecento al secondo, Lascia e raddoppia, il Musichiere) o anche avvenimenti sportivi.
Vittorio seguiva con particolare interesse la rubrica religiosa “Sguardo sul mondo” condotta, con estrema naturalezza e simpatia dal frate francescano Padre Mariano e “Una risposta per voi”, programma diretto dal professor Armando Cutolo, uomo di cultura e critico teatrale, discepolo del filosofo Benedetto Croce, che con un linguaggio semplice condito da una simpaticissima “verve” napoletana rispondeva a domande e curiosità che gli venivano proposte. Poi gli sceneggiati televisivi tratti con grande fedeltà dai classici della letteratura.
All’epoca, per il cuore, non esistevano le operazioni o applicazioni di protesi o ancora meglio i trapianti dei nostri tempi e anche se sotto il controllo dei migliori cardiologi (ricordo il prof. Dagnini a Bologna e il prof. Poppi ad Ancona) che con le loro parcelle hanno prosciugato le finanze di famiglia e la costante presenza del medico di famiglia, fra l’altro amico d’infanzia del babbo, Vittorio si spense improvvisamente nella sera del 25 febbraio 1958, all’età di 17 anni, dopo 9 anni di sofferta malattia. Improvvisamente ma non inaspettatamente: i nostri genitori già da molti mesi erano stati avvisati che per Vittorio non c’era più alcuna speranza di vita.
Guido Pasini