Pier Vittorio Tondelli – Rimini

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Il romanzo “Rimini” scritto da Pier Vittorio Tondelli esce nel 1985, pubblicato da Bompiani.

«Il plot deve essere forte, una storia funziona se ha l’intreccio ben congegnato. Ho bisogno di far trame, di raccontare, di scardinare i rapporti tra i personaggi».

Erano i controversi anni Ottanta e per Tondelli Rimini era il corrispettivo italiano di Hollywood, palesemente raccontato nella seconda parte Un weekend postmoderno, «Rimini come Hollywood».

Nel suo immaginario Rimini è il luogo dove «dove i sogni si buttano a mare, la gente si uccide con le pasticche, ama trionfa o crepa».

Storie parallele si intersecano, quella di un giornalista che quell’estate a Rimini è stato incaricato di dirigere l’edizione locale del quotidiano dedicato alla riviera romagnola.

Un giovane con una storia d’amore alle spalle e un’estate focosa che lo aspetta tra intrighi politici, l’attrazione per la collaboratrice e l’ostilità di alcuni colleghi locali.

Un poliziesco e romanzo di costume, dove si racconta una Rimini capitale estiva della penisola italiana, raccontata senza moralismi e interamente la sua poliedricità.

Una storia principale intrecciata con quella della signora tedesca in cerca della sorella e dei proprietari di una piccola pensione.

Il tutto si svolge a Rimini e nel suo entroterra dove si rappresenta l’atmosfera di questa cittadina costiera che in estate diventa una metropoli.

Il senatore Lughi muore in circostanze non chiare, una vita alla ricerca del successo, lacerata dai problemi personali.

La “società dello spettacolo” di Guy Debord offre una realtà fatta di «l’illusione luccicante del divertimento e il peso opaco della realtà» nelle discoteche, nelle balere romagnole, nei «non-luoghi».

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