Forte di San Leo

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Un Forte rinascimentale, quello di San Leo, ricco di misteri, una sagoma rocciosa che si intravede dall’Autostrada A14, nelle vicinanze di San Marino. San Leo è parte del circuito dei Borghi più Belli d’Italia e Bandiera Arancione del Turing Club, da qui si può apprezzare l’affascinante Valmarecchia dall’alto.

La storia racconta di San Leo giunto dalla Dalmazia, in compagnia di San Marino, inoltre, in età medievale fu nota per il passaggio di San Francesco e per le citazioni di Dante nella Divina Commedia. Il borgo è caratterizzato dalla fortezza, risalente al periodo delle guerre tra Bizantini e Goti, nel 500, quando poi Carlomagno lo donò allo Stato Pontificio, e i Montefeltro lo ristrutturarono. Alla fine del ‘700 quivi morì Giuseppe Balsamo, il Conte di Cagliostro, l’alchimista al quale oggi è dedicato l’evento “Alchimia” che si tiene in Agosto.

Sotto lo Stato Pontificio venne instaurato un carcere attivo fino ai primi del ‘900. Le pareti scoscese e la roccia calcarea, elementi che contraddistinguono San Leo, l’hanno resa una fortezza naturale e all’interno della Rocca sono ospitati un museo d’armi e una pinacoteca, dove si ammirano cannoni, balestre e armature, reperti archeologici, stampe d’epoca e mobilio.

La cittadina fu rilevante sotto il Ducato di Montefeltro, in età Rinascimentale, fu Capitale del Regno Italico di Berengario II, in età Medievale. Entrò nel possesso dei Borgia nel ‘500. Meta ambita per la sua posizione strategica, ottima per la difesa e la controffensiva, fu adibita, infatti, a prigione militare, sotto i Della Rovere.

Sulla base di questa configurazione che emerse il mistero del fantasma del Forte di San Leo, che racconta dello spirito di Cagliostro che si aggira incapace di trovare pace, morto di stenti e sofferenze, senza una degna sepoltura.

Cagliostro, l’alchimista che fu condannato dalla Chiesa per eresia, vi rimase dal 1671, detenuto in una cella dove sopravvisse 6 anni e pian piano perse la ragione e sepolto nella terra proprio fuori dalla rocca e solo successivamente le truppe polacco-francesi e il papato conquistarono la rocca e liberarono i prigionieri, trovando il cadavere di Cagliostro, ma le fonti sono incerte e si racconta che lo spirito non avendo trovato pace, si lamenti dal fondo del pozzetto in cui era segregato.

 

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