Nell’Ariminum romana in epoca repubblicana erano stati costruiti i magazzini cittadini dove venivano smistate e allocate le merci.
Queste giungevano con le navi mercantili via mare fino al porto le cui acque arrivavano fino al nuovo posteggio a fianco dell’odierna stazione ferroviaria, porto la cui ultima ansa corrispondeva all’odierno Largo Martiri d’Ungheria, tra via Clementini e via Roma.
Il Largo M.d.U. corrisponde oggi a quella che un tempo veniva comunemente chiamata “la piazzetta delle corriere”.
Il palazzo che lì sorge e dove oggi c’è il centro di formazione Cescot (si vede in varie inquadrature di foto), da sempre i riminesi “doc” lo chiamavano “la Torraccia”, un riferimento trasmessosi nei secoli il cui significato da tempo dimenticato era quello di indicare il luogo dove sorgeva l’antico faro del porto dell’ Ariminum romana.
Altra merce in misura minore arrivava in città con piccole chiatte a remi che scendevano il fiume Marecchia (l’antico Ariminus).
Nella Valmarecchia infatti esistevano già da secoli diversi siti abitati.
I magazzini di Ariminum erano costruiti in file ordinate dove oggi ci sono le vie dei Cavalieri, Santa Maria al Mare e Clodia, vie tutte diritte e parallele tra loro ed ubicate sotto il vecchio ospedale di Rimini a ridosso del canale artificiale dove inizia l’odierno porto canale subito dopo il Ponte di Tiberio, invaso questo dove una volta scorreva il fiume Marecchia.
Dal porto antico di Ariminum le merci venivano trasportate nei magazzini su dei birocci.
Invece dalle chiatte scese lungo il Marecchia (Ariminus) le merci venivano scaricate sulle banchine a ridosso dei magazzini stessi e lì dentro trasportate.
by Gaetano Dini