IL 1° luglio ricorrono 150 anni dall’inizio ufficiale dell’industria turistica riminese.
Ferruccio Farina – ricercatore e studioso di storia di Rimini e della Romagna, di sociologia del turismo e di storia della comunicazione visiva, cofondatore con Pier Giorgio Pasini e Direttore Responsabile della rivista “Romagna Arte e Storia”, nonché progettista e curatore del museo virtuale dei bagni di mare e turismo balneare “Balnea Museum”, oltre che giornalista- ci racconta ne “La preistoria dei Bagni 1750-1843” che furono gli Inglesi nel 1750 a Brighton ad istituire la prima colonia permanente di bagnanti e che nell’agosto dello stesso anno la prima “bagnante” che prese i bagni nel mare di Rimini fu l’irlandese Elisabeth Kenny, moglie del marchese Rondanini (quelli della Pietà, l’ultima opera di Michelangelo che rimase incompiuta: la Pietà Rondanini), che per 15 giorni si bagnò nel nostro mare.
Non c’era niente fra la città e il mare se non coltivazioni, stagni paludosi e la spiaggia era formata da dune e sterpaglie.
Fu il riminese Jano Planco (Giovanni Bianchi), medico oltre che letterato insigne e poliedrico studioso che il 29 luglio 1746, quindi prima della Kenny, prese un bagno nel nostro mare avvalorando le ipotesi inglesi sui benefici dei bagni nell’acqua marina.
Nel 1817, Luigi Bonaparte, fratello di Napoleone, si fermò per 5 giorni per fare bagni di mare, ma la notizia non destò alcun interesse e non fece proseliti.
Solo nel 1842 Claudio e Alessandro Tintori in unione con il conte Ruggero Baldini decisero di costruire uno stabilimento balneare per favorire i bagni di mare seguendo l’esempio dell’Inghilterra e della Francia con il maggior vantaggio di avere un clima più adatto alla balneazione. Ottenuto il prestito di 2mila scudi romani (la Romagna faceva parte dello Stato Pontificio) dalla Cassa di Risparmio di Faenza il primo rudimentale Stabilimento Balneare era creato; era formato da una struttura di legno su palafitte diviso in due zone separate, una per i maschi e l’altra per le femmine, che si raggiungevano con due pontili sorretti da corde. Bisogna ricordare che il territorio era sotto la sovranità della Chiesa di Roma e lo Stabilimento fu reso possibile solo offrendo garanzie di moralità.
L’inaugurazione avvenne con grande festa, con la banda municipale, profusione di fiori, spari a salve, il 30 luglio 1843 con la presenza del Cardinal Legato Luigi Vallicelli Casoni che lesse il messaggio augurale del Papa PioIX e benedicendo lo Stabilimento confermò l’assenso della Chiesa alla prima Impresa dei Bagni Marittimi dello Stato Pontificio.
Claudio Tintori curò l’organizzazione necessaria per far funzionare lo Stabilimento: fece accordi con i vetturini di piazza per collegare la marina alla città; nominò un Direttore, dispose due uomini di guardia e soccorso – gli attuali salvataggi -, due camerieri per gli uomini ed altrettanti per le donne. Pubblicizzò lo Stabilimento tramite la Gazzetta di Bologna, ma l’impresa non diede i frutti sperati e il Tintori vendette la sua quota ai conti Baldini che continuando nell’impresa subirono gravi perdite economiche.
La svolta venne nel 1861, anno dell’Unità d’Italia e con l’arrivo della linea ferroviaria Bologna – Ancona. Ora era più agevole raggiungere la marina e l’unica con una certa attrezzatura e organizzazione era quella riminese.
Dal 1866 il medico, Senatore del Regno, professore nonché scienziato di fama internazionale, Paolo Mantegazza fu nominato consulente dello Stabilimento Bagni di Mare. Nel dicembre 1869 la Municipalità Riminese riconoscendo l’utilità e l’obiettivo pubblico dei bagni di mare acquistò l’impresa confermando il Mantegazza che divenne Direttore Sanitario e tale restò fino al 1879.
Lo Stabilimento necessitava di migliorie e la Municipalità incaricò l’ingegnere riminese Gaetano Urbani dell’impresa.
Fu abbattuto il vecchio Stabilimento, fu costruita la piattaforma con i camerini – non più separati in maschi e femmine…non c’era più lo zampino del Papa; alcuni camerini vennero costruiti sulla spiaggia come servizio base alla vita di mare; il Kursaal, salotto mondano per i piaceri dei bagnanti, la Capanna Svizzera, inizialmente utilizzata come ricovero delle vetture e dei cavalli, poi trasformato in ristorante e padiglione per esposizioni e feste popolari, dove anche il “popolino” con poca spesa poteva godere dei piaceri marini. Tutto fu inaugurato il 1° luglio 1873, solo tre anni più tardi anche lo Stabilimento Idroterapico, con ruolo più propriamente terapeutico e salutistico diretto da Mantegazza al quale subentrò il professor Augusto Murri, più noto per le caramelle lassative RIM “Regolatore Intestinale Murri”.
Rimini era nettamente divisa dalla linea ferroviaria e presentava, come anche ai nostri giorni, due modi di vivere: a monte della ferrovia si sviluppava la vita tradizionale, come in qualunque altra città; a mare la città della libertà e del piacere.
Iniziava per Rimini, oltre al piacere dei bagni, la dolce vita mondana che caratterizzerà sempre più la vita balneare riminese.
Le fotografie tratte da varie pubblicazioni presentano: il primo Stabilimento; Il dottor Paolo Mantegazza; il nuovo Stabilimento, olio su tela del riminese Guglielmo Bilancioni (1836-1907) conservato nel Museo della Città; la scatoletta del lassativo RIM che ritengo tanti che leggono ricorderanno quelle pastiglie gommose coperte di zucchero; il bollettino ufficiale delle Poste Italiane per l’emissione del francobollo e della cartolina commemorativi del primo Stabilimento emesso nel 1992 fronte-retro con l’annotazione del Sindaco della città.
Guido Pasini