Rimini conobbe il suo splendore con Augusto, ancora oggi opere costruite allora resistono intatte, basti pensare al ponte di Tiberio, detto anche ponte del diavolo (sotto il ponte ci sono due buchi e la leggenda li attribuisce a una cornata data da Lucifero), o all’Arco di Augusto, all’Anfiteatro. Sicuramente l’opera migliore del periodo governato da Augusto, fu il porto, che avrebbe dovuto essere dove oggi c’è la stazione, gli esperti ne sono certi, visto che son state ritrovate lastre di pietra d’Istria come quella usata per costruire l’Arco.
Tutto ciò è raccontato, con la mostra di testi e reperti nel Museo della città di Rimini, nelle sale dedicate all’archeologia. Nei pressi del museo è in mostra nella Domus del Chirurgo, casa quasi intatta nei mosaici e negli attrezzi chirurgici ritrovati.
Rimini nel 359 è stata anche sede di un Concilio papale. Testimone di molte battaglie e del susseguire di molte civiltà: la guerra tra greci e goti portò allo sterminio della popolazione, la guerra tra goti e bizantini la portò al danneggiamento del ponte di Tiberio.
Furono i bizantini a portare di nuovo Rimini allo splendore, per poi restare dopo quasi abbandonata a se stessa. Nel XII secolo Rimini divenne Comune, e con l’avanzare del forte potere della chiesa, cominciò a Rimini la costruzione di edifici dedicati al clero e chiese. Fu questo il motivo che vide Rimini essere ospite di illustri artisti del tempo come Giotto, Brunelleschi, Della Francesca, che passarono da Rimini per ornare le chiese.
La città di Ariminum fu fondata nel 268 a.C. e popolata da oltre 6000 colonie provenienti dal Lazio. Prese il nome dal fiume “Ariminus”, oggi Marecchia, che vi scorre sul confine naturale a nord, fu inizialmente congeniata come reparto militare e avamposto per le conquiste romane e si trovava sul territorio nemico dei Galli. Nasce da un’intuizione del Senato romano l’idea di colonizzare una zona sul mare Adriatico per proteggere e controllare Roma con un avamposto al nord.
Nasce così Rimini Antica, il passaggio romano è testimoniato dalla presenza di scavi e mura, un meraviglioso Arco dedicato ad Augusto apre le porte alla città e non solo, dall’Arco di Augusto parte la via Flaminia, voluta dai romani per collegare la colonia Ariminum a Roma, strada esistente ancora oggi.
Entrando nella città passando dall’arco, un dedalo di strade e monumenti si palesa davanti agli occhi dei visitatori, le storia romana si intreccia a quella medioevale passando dalla dominazione papale a finire ai giorni nostri, tutto ciò presente visibilmente attraverso i palazzi e musei sparsi nel centro della città di Rimini.
L’Arco d’Augusto e il Ponte di Tiberio sono i due maggiori monumenti che testimoniano la crescita politica di Ariminum, città crocevia naturale ove i Romani fecero confluire la via Flaminia, che ha origine in Roma, la via Emilia per Piacenza e la Popolia per Ravenna. La costruzione dell’Arco, il cui scopo era quello di dare il benvenuto al viaggiatore proveniente da Roma, fu deliberata nel 27 a.C. con decreto del Senato, mentre il Ponte di Tiberio accompagnava chi proseguiva per la Pianura Padana o Ravenna.
Tra l’Arco e il Ponte si trova il decumano maximo della città, ora denominato Corso d’Augusto, senz’altro, oggi come all’epoca, la via principale. L’Arco d’Augusto era la monumentale porta d’accesso alla città ed era inserito nella cinta muraria delimitante Ariminum: si tratta di una porta alquanto insolita, larga oltre 9 metri, sempre aperta, in quanto, troppo grande, per essere chiusa con battenti, quasi a rappresentare un segnale dell’assoluta fiducia nel periodo di pax di Augusto.
L’Arco è di pietra d’Istria, decorato con colonne corinzie e frontoni e da quattro clipei: rivolti verso Roma vi sono le effigi di Giove e Apollo con la cetra, rivolte verso la città i due clipei portano l’effige di Roma e di Nettuno con il tridente. Probabilmente l’Arco reggeva un gruppo di statue a cavallo, a oggi inesistenti.
I merli sono stati aggiunti successivamente, allorché, fra il 1936 ed il 1938, in epoca fascista, l’Arco venne isolato dalle mura per metterlo in maggiore risalto. Il Ponte di Tiberio venne intrapreso nel 14 d.C., sotto l’impero d’Augusto, e ultimato nel 21 d.C. sotto l’impero di Tiberio. Opera architettonicamente straordinaria, in origine posta sul fiume Marecchia e alle cui impetuose e numerose piene ha sempre resistito.
Le sue fondazioni sono autonomamente poste sotto l’acqua. Il ponte è lungo 74 metri e largo 8,45 metri ed è composto di cinque archi di ampiezza disuguale fra loro. Tuttora transitato dai Riminesi, non solo a piedi ma anche in autovettura, il monumento rimane una delle vie di comunicazione fra il centro storico di Rimini e il borgo san Giuliano, benché vi siano state innumerevoli vicende che ne hanno minato l’incolumità.
Nel 552 d.C. l’ultima arcata verso il Borgo fu demolita dai Goti per evitare il passaggio del Generale Narsete: benché immediatamente ricostruita, è stata l’unica ad avere comunque bisogno d’interventi nel corso dei secoli. Nel 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale, le truppe tedesche in ritirata prepararono gli alloggiamenti per le mine lungo il ponte, mine che fortunatamente non furono fatte brillare.
Ariminum nel 90 a.C. ottenne la piena cittadinanza romana ed era pertanto una cittadina florida, il cui porto era uno scalo strategico, che si trovava circa dove è ora la stazione ferroviaria. Ariminum vantava un bel teatro all’angolo dell’odierna Piazza Tre Martiri e, vicino al mare, l’anfiteatro, la cui arena è per ampiezza paragonabile a quella del Colosseo e contenente 10.000 spettatori con posti numerati.
Fuori dall’arena erano in vendita per il pubblico le statuette dei gladiatori. Svariate erano le case dei naviganti e dei ricchi mercanti, abbellite da preziosi mosaici, arredi e suppellettili. Di estrema importanza è la “Abitazione o Domus del Chirurgo” che si trova nell’odierna Piazza Ferrari, ove è stato ritrovato un corredo di strumenti medici unico al mondo.
Con la caduta dell’Impero Romano d’occidente anche Ariminum entrò in crisi. Dal 567 d.C. Rimini, venne dominata dai Bizantini e prese parte alle guerre fra Goti e Bizantini. Seguirono quindi secoli di recessione demografica e generale impoverimento della città, benché il porto rimase uno dei punti di riferimento, utilizzato perfino da Carlo Magno. Dopo il 1000 d.C. vi fu un nuovo impulso dell’economia e una rinascita sia per Rimini che per l’Italia intera.
Nel XII secolo Rimini divenne “libero comune”, grazie al diploma firmato da Federico Barbarossa. Nel 1204 viene costruito il Palazzo dell’Arengo, che si affaccia su Piazza Cavour, restaurato e rimaneggiato varie volte nel corso dei secoli, l’ultima delle quali nel 1920 e presso cui all’epoca si riuniva il Gran Consiglio nonché, fino al 1980, le sedute del Consiglio Comunale.
Dal 1600 al 1800 la sala venne anche utilizzata come proscenio teatrale e vi si trova un’iscrizione testimoniante la presenza di un giovane Carlo Goldoni in Rimini. Nel portico del Palazzo dell’Arengo si riunivano i Notai che amministravano al giustizia. All’interno del Palazzo si trovano preziosi arazzi ritraenti Semiramide e Salomone.
In epoca medievale la Piazza Cavour divenne il fulcro della città e nel 1330 venne eretta l’abitazione del Podestà di fianco al Palazzo dell’Arengo, che si estendeva sul retro ove si trovava la cattedrale di santa Colomba, di cui ora residua unicamente una parte di torre campanaria. Fu la prima cattedrale riminese edificata nel IV secolo per volere del Vescovo di Rimini Stemmio.
Il Palazzo del Podestà ha poi subito un consistente restauro negli anni ’20, con inserzioni di arcate ogivali mutuate dall’antica fontana retrostante. Nel 1200-1300 la città, delimitata dalle mura, è divisa in 4 rioni: Santa Colomba, Pomposo, Sant’Andrea, Clodio. In Rimini si trovavano inoltre svariati ordini monastici (ordini mendicanti, frati di San Francesco, e di Sant’Agostino) e ben 18 ospedali.