La storia delle colonie marine, a oggi considerate dei veri e propri relitti del turismo, traggono origine in funzione di una malattia divenuta una vera e propria piaga sociale: la scrofolosi, malattia consistente in una linfoadenite dovuta a un’infezione molto simile alla tubercolosi e che colpisce prevalentemente i bambini.
Proprio nel corso del Settecento la scienza pediatrica scopre che l’acqua di mare associata al caldo dei raggi solari reca effetti benefici per la cura di questa malattia. Con l’andare del tempo si consolida sempre la tendenza ad avvalersi di cure talassoterapiche per curare questa malattia che colpiva particolarmente bimbi provenienti da contesti molto poveri.
Fra i maggiori esperti e studiosi del settore troviamo il dott. Giuseppe Barellai e anche i dottori Moisè Raffaello Levi, di Venezia, Giuseppe Berruti di Torino e Gaetano Pini di Milano. Tutti questi studiosi sostengono le cure talassoterapiche e promuovono le proprietà benefiche delle colonie marine, con la conseguenza che si assiste alla nascita dei primi ospizi marini nella Riviera Romagnola, in Liguria e in Toscana.
La prima colonia estiva in Italia ha origine nel 1822 grazie all’Ospedale di Lucca, che progetta a Viareggio una colonia per i bambini di strada. In quegli stessi anni il Barellai conduce tre bimbi scrofolotici a Viareggio e li sottopone a bagni di sole e di mare, notando evidenti miglioramenti. Nella Riviera Romagnola e in particolare a Rimini, le colonie e la cura talassoterapica sono fortemente sostenute dall’antropologo e medico Paolo Mantegazza.
Rimini tra il 1920 e il 1970
Verso la metà dell’Ottocento le colonie marine divengono oltre cinquanta, localizzate in Toscana, Emilia e Romagna. Nel 1928, grazie alla Croce Rossa, le colonie vengono gestite dall’Opera Nazionale per la Maternità e Infanzia. Da una primitiva connotazione di mere case di cura, le colonie assumono con l’andare del tempo anche la funzione di strutture dedicate ai bambini che, nel periodo estivo, le frequentano per irrobustirsi e giocare, divertendosi con i propri coetanei.
In epoca fascista le colonie crescono enormemente e vengono frequentate da grandi masse di ragazzi e bambini, e ciò in linea con la politica fascista del sostegno alle famiglie meno abbienti e di maggiore educazione e controllo delle future generazioni. In questo periodo, su iniziativa del P.N.F., di grandi industrie, delle Federazioni dei Fasci locali o dell’Opera Nazionale Balilla vengono edificate enormi strutture, che possono ospitare anche più di mille bambini.
Fra le più note si rinvengono la colonia marina Bolognese di Rimini (realizzata nel 1934), con 2000 posti letto, la Novarese (realizzata nel 1933 dall’architetto Giuseppe Peverelli), sempre di Rimini, con 900 posti letto, la colonia Le Navi di Cattolica, inaugurata nel 1934, la Torre Fiat di Marina di Massa con ben 750 posti letto e la futurista colonia marina di Chiavari, eretta nel 1936.
I bimbi ospitati vanno a far così parte di cittadelle dedicate all’infanzia, all’interno delle quali si adunano i giovani balilla svolgendo attività fisica, sport, giochi, bagni di sole e di mare. Dopo la Seconda Guerra Mondiale cresce ulteriormente la notorietà delle colonie marine, che sono frequentate da parte di tutte le classi sociali.
Fra le colonie marine romagnole, oltre alla Bolognese, alla Novarese e a Le Navi, si trova anche la Colonia 12 Stelle di Cesenatico, destinata alle vacanze marine di bimbi e adolescenti provenienti dalla provincia di Bolzano. Viene edificata nel corso degli anni Cinquanta a opera della Diocesi di Trento (all’epoca ancora comprendente la città di Bolzano), finanziata per metà dalla Regione Trentino Alto Adige e gestita da un ente ecclesiastico.
Numerose colonie marine sorgono non solo nella Riviera Romagnola, ma anche nel litorale toscano. Fra di esse possono citarsi la colonia marina Edoardo Agnelli (ex Torre Balilla oggi detta Torre Marina) immenso complesso edilizio che si trova a Marina di Massa nella pineta apuana ed era ed è tuttora adibito al soggiorno estivo dei figli dei dipendenti della FIAT Mirafiori; la colonia marina Giuseppina Saragat, a Grosseto, che cessò la sua funzione originaria negli anni ’70.
Storia del turismo
La colonia Torino, a Marina di Massa, edificio mastodontico (ospita oltre 1000 persone) edificato su iniziativa della federazione Fasci di Torino dagli architetti Ettore Sottsass senior e Alfio Guaitoli, gli stessi che in quel periodo seguirono i lavori per una importante colonia marina a Riccione; la colonia Regina Elena, che si trova sul litorale pisano, a Calambrone (Comune di Pisa), molto ben conservata al punto tale che ha ad oggi perso la sua funzione originaria di colonia estiva per diventare un complesso ricettivo per i turisti della zona; il soggiorno marino Olivetti, situato a Marina di Massa e destinato ai figli dei dipendenti Olivetti sin dagli anni ’40, ha perso la sua funzione a partire dagli anni Novanta; la colonia Principi di Piemonte, sul litorale pisano, si tratta di una colonia estiva che viene oggi adibita a residence e appartamenti per i turisti.
Negli anni Settanta le colonie vengono inglobate dalle amministrazioni comunali e dagli Enti Pubblici. In questi anni la presenza di bimbi nelle colonie diminuisce drasticamente, tant’è che negli anni Ottanta e Novanta svariate colonie vengono chiuse o abbandonate.
Attualmente si parla maggiormente di “Soggiorni Estivi”, per lo più svolti presso residence e alberghi a misura di bambino, in luogo di colonie, e gli edifici prima adibiti a colonie estive vengono in parte recuperati e adattati a case di cura, club velici o altre attività nautiche e marine, e in parte restano strutture spoglie e fatiscenti sui lungomari delle spiagge romagnole e italiane in genere: dei veri e propri resti di archeologia balneare.