Popolo delle due ruote! Buongiorno! So che molti di voi, nonostante il freddo (fate come volete, miei cari meteorologi, per me fa freddo…) hanno continuato ad uscire orgogliosamente in moto. Noi abbiamo fatto l’assicurazione annuale ma, per colpa del mio perenne gelo, non siamo riusciti ad approfittare del bel tempo, per andare a spasso con Tuono.
Questo non significa, però, che non pensi costantemente ai nostri itinerari in moto, a quelli passati e, in previsione di più miti climi, a quelli per la prossima stagione; in effetti mi sto dedicando alle tratte in moto anche sul blog: mi piace suggerire nuovi percorsi, a chi ha voglia di scoprire il nostro territorio.
Che poi, alla fine, le mie proposte, sono fattibili anche in auto… solo, non sarà altrettanto divertente raggiungere la meta! E la strada, si sa, la si gode di più quando le ruote sono due e non quattro: è tutta un’altra storia…
Sicuramente, la prima cosa importante di cui dotarsi, è la voglia di scoprire: perché partire, non è soltanto fare lunghi viaggi (e lo dice una che vive per viaggiare), ma partire è anche scoprire ciò che, il territorio in cui si vive, ha da offrire.
In questo, la nostra amata terra di Romagna, posso dire che ci ha reso vita facile: basta decidere di votare il proprio fine settimana al muoversi “in zir per la Rumagna”, invece che ai centri commerciali, per scoprire sempre luoghi nuovi! Nulla contro i centri commerciali, anche se dopo il mio precedente post, penserete a un accanimento… ma proprio non posso prendere in considerazione di trascorrere il tempo, chiusa in una di queste “macchine di vendita”, quando fuori c’è un intero mondo ad aspettarmi.
Nemmeno se piove o nevica! Le spese pazze, nel nostro duo motociclistico, le facciamo alla pompa di benzina: e, con quel Santo Tuono, pace alla carena sua, vi posso garantire che non si tratta di un eufemismo… A volte penso che, se non lo amassimo così follemente, lo avremmo già abbandonato!
Oggi voglio suggerirvi un itinerario che va a completare quello della volta scorsa, in quanto passa da Sant’Agata Feltria e scende fino a Sarsina: se, nel precedente racconto, vi ho indicato questa strada per raggiungere Bagno di Romagna, stavolta la mia proposta è quella di sostare nelle due belle cittadine, in un alternarsi di visite e curve.
Sant’Agata Feltria, noi Romagnoli, la conosciamo davvero bene, in quanto è scenario di due fra le più gettonate fiere della nostra terra: la Sagra del Tartufo e Il Paese del Natale. Ma, la cosa incredibile, è che l’incantevole borgo, continua a vivere ed esistere anche al di fuori di questi eventi, regalando scorci a visite indimenticabili… Scusate l’ironia da poco ma, senza tanta ressa, è possibile godersi molto di più l’anima del paese, placidamente adagiato tra la Valmarecchia e la Valle del fiume Savio.
Troverete tranquillamente parcheggio all’ingresso del borgo, dimenticatevi le file impazzite di auto, a cui siete abituati durante le fiere: sistemata la moto e preso un bel caffè, potrete iniziare la passeggiata, raggiungendo Piazza Garibaldi, piccola ed accogliente, su cui sorge Palazzo Fregoso, sede del Teatro, fino a ritrovarvi nella Piazzetta Fabri, da cui si accede al borgo antico.
Salite senza indugi lungo i vicoli acciottolati, ma con un ritmo lento che vi permetta sia di godere del paesaggio, che va via via aprendosi sulla vallata, sia di sopportare il peso dell’abbigliamento tecnico (non necessariamente nell’ordine suggerito!).
Questa è la parte storica, quella più suggestiva del borgo, dove i vicoli si snodano in ripide salite e si fanno stretti, circondati da belle abitazioni con le pietre faccia a vista; e poi, ad un certo punto, ci si trova al cospetto della magnifica e possente Rocca Fregoso, gioiello vero di Sant’Agata Feltria, visibile da ogni dove, sin dalla strada! Un fortilizio militare, oggi sede espositiva, che risale al XII secolo, ma fu ampliato per volere di Federico da Montefeltro, grazie alla perenne collaborazione con l’architetto senese, Francesco di Giorgio Martini.
La struttura assunse un aspetto più “gentile” e “nobile”, nei secoli successivi, quando divenne l’abitazione della famiglia Fregoso; poi, tra il XVIII ed il XIX secolo, all’interno dell’edificio si trasferirono i frati francescani, durante i lavori di costruzione della vicina Chiesetta di San Francesco e Santa Rosa, prima di lasciarla in totale stato di abbandono. Il grandioso intervento cui è, poi, stato sottoposta, ha riportato la Rocca all’antico splendore.
Fermatevi ad ammirarne gli esterni dallo slargo posto dinanzi a Rocca Fregoso, ma non perdete nemmeno gli affacci straordinari sulla vallata: vi lasceranno senza fiato! Da qui potrete fare il giro al contrario, passando davanti proprio alla piccola chiesa francescana e, insinuandovi lungo il vicoletto che si inoltra nell’abitato, ritornerete sino alla porta d’ingresso.
Una volta ripresa la moto, scendete in direzione di Sarsina: le indicazioni sono piuttosto chiare ma, in caso di dubbi, la strada è quella che passa davanti al distributore di benzina. Lungo questo tratto, lo scorcio sul borgo di Sant’Agata Feltria e sulla Rocca Fregoso, è grandioso.
La tratta che state percorrendo, vi porterà direttamente a Sarsina… godetevela, perché si passa in una vallata verdissima e con soli pochi agglomerati di case in pietra. Si trova quasi sempre molta pace e le curve saranno, con ogni probabilità, tutte vostre… ma è meglio non abbandonare mai il buon senso.
A Sarsina avrete diverse possibilità di visita, dipende solo da voi e da ciò che vi piace fare. Prima di tutto vi segnalo, durante la Quaresima, la Sagra della Pagnotta Pasquale, quando il centro si riempie di profumi golosi e bancarelle, che presentano articoli artigianali e prodotti del nostro territorio: potrebbe essere un’idea seguire questo itinerario, proprio in occasione dell’evento in questione.
Sarsina è una cittadina antichissima, fondata dagli Umbri, anche se conobbe il proprio massimo splendore dal 266 a.C. in poi, anno della conquista da parte di Roma e prima vera data storica certa, della città. La posizione geografica di Sarsina, in effetti, come punto di collegamento tra il Mar Tirreno ed il Mar Adriatico, nella Valle del fiume Savio, ne faceva un ghiotto bottino.
Nel 250 a.C., nacque qui il commediografo Tito Maccio Plauto, le cui opere sono ancora recitate ai giorni nostri: il Plautus Festival, che si tiene a Sarsina in estate, è proprio una grande manifestazione, durante la quale attori di spicco del panorama cinematografico e teatrale, recitano i più importanti classici del teatro.
Muovendosi tra le vie del centro storico, che partono dall’elegante Piazza Plauto, è impossibile non scorgere ancora il rigore della città federata romana; nel Museo Archeologico Nazionale, potrete rivivere la storia della cittadina, destreggiandovi tra un numero incredibile di reperti degni di nota.
Un’altra visita da non perdere, è quella alla Basilica di San Vicino, meta costante di pellegrini, che arrivano qui per farsi impartire la Benedizione di San Vicino: questa consiste nel farsi mettere attorno al collo il miracoloso collare che, secondo la tradizione, appartiene proprio al Santo, primo Vescovo della città di Sarsina.
La Concattedrale romanica, edificata a partire dall’anno Mille, conserva con cura al proprio interno il sacro collare, in una cappella appositamente costruita. Non perdete nessun vicolo della piccola cittadina e, se volete vedere l’antico nucleo difensivo di Sarsina, il luogo in cui, in caso di bisogno, gli Umbri e i Romani si rifugiavano, salite di nuovo in moto e seguite le indicazioni per l’Arena Plautina e il borgo di Calbano, proprio accanto all’ingresso di Sarsina.
In appena un paio di minuti, raggiungerete questo pittoresco agglomerato di case, in cui il rosso delle pietre degli edifici risalta e attira il visitatore. Delle mura medievali, sono ancora visibili le due torri mozzate, che vi accoglieranno al vostro arrivo.
Nel 1220, l’Imperatore Federico II concesse il borgo alla Chiesa Sarsinate e, nel XV secolo, per un breve periodo, l’abitato passò ai Malatesta di Cesena; oggi il piccolo castello è stato egregiamente ristrutturato e si presenta come un gioiellino, minuscolo, abitato da poche persone. Lo si visita velocemente, ma è davvero suggestivo… poi il panorama da quassù è strepitoso!
Ora, non so a che punto siate arrivati con la stanchezza ma, confidando nella vostra voglia di scoprire, vi lascio una piccola segnalazione, riguardo a Sarsina: se scendete nuovamente verso il centro storico, poco prima del ponte, inizia un sentiero escursionistico che, con la bella stagione, è imperdibile: si tratta del Parco Naturale delle Marmitte dei Giganti.
Un percorso che si snoda tra la vegetazione e i corsi d’acqua i quali, nel corso dei millenni, hanno creato formazioni geologiche uniche nel loro genere, in terra di Romagna. I rii Crocetta e Montalto, hanno trascinato materiali detritici, erodendo le rocce in maniera ellittica: secondo la tradizione, queste erano le cavità in cui i Giganti cuocevano i loro cibi… ecco il perché dell’espressione “Marmitte dei Giganti”.
La passeggiata è molto bella, ci sono scorci suggestivi sui corsi d’acqua e le cascatelle, oltre che sulle formazioni rocciose; gli alberi accompagnano i passi del visitatore, attutendo i rumori della cittadina e avvolgendo le persone in un silenzioso bozzolo; vi sono vari punti di sosta, attrezzati con tavoli e panche, quindi potrebbe essere carino gustarsi qui, una merenda al sacco!
A questo punto, per il rientro, sarei tentata di suggerirvi un percorso alternativo a quello dell’andata… ma non lo faccio, perché temo che possiate denunciarmi per maltrattamento di motociclista, dopo l’elenco di visite che vi ho lasciato nero su bianco! …Però, sapete… raggiungendo Bagno di Romagna e salendo in direzione Verghereto, potreste prendere in direzione Le Balze e scendere verso Casteldelci, Pennabilli, Novafeltria, per tornare poi alle vostre rispettive abitazioni… ma fate conto che io non abbia detto nulla! Non voglio rischiare ripercussioni: rientrate a casa seguendo la strada che vi ha condotti sin qui, all’andata!
Mi raccomando, popolo delle due ruote, tenete sempre a mente la prima regola per ogni buon motociclista: IL SALUTO! Quello, burdèl, è d’obbligo!
Claudia Barbieri, da vocedelverbopartire.blogspot.com