Lugo (Lug in romagnolo) o Lugo di Romagna si trova in provincia di Ravenna. Il nome origina dal termine latino lūcus: bosco religioso o sacro. Esso si trova nella zona nord-est della pianura alluvionale che circonda Ravenna, abbracciato dai fiumi Santerno e Senio. Lo stesso territorio comunale viene attraversato da diversi canali, come quello del Molini di Castel Bolognese. Canali i quali, nel tempo, hanno modellato tali zone che, prima della bonifica, erano totalmente allagate.
Difatti il clima è umido. Freddo d’inverno, afoso e caldo in estate. Immancabile la nebbia durante le mezze stagioni… e molto probabili anche nevicate, gelate e forti venti sempre da nord-est (Bora). Negli annali la temperatura di -11° C raggiunta nel 2012, durante l’eccezionale ondata di freddo che comportò anche una quantità di neve copiosa.
Storia
Preistoria, antichità ed epoca romana
Lugo ha origini antiche, difatti sono stati rinvenuti i resti di un villaggio neolitico della Cultura di Sasso-Fiorano (quinto millennio a.C.) proprio in un’area circostante. Le sue campagne testimoniano diversi passaggi fino al V sec. a.C.. Il primo insediamento in epoca storica è quello celtico.
Il territorio lughese non è stato risparmiato dai romani, che vi si sono avvicinati al termine del III a.C., soggiacendo al fenomeno della “centuriazione” (ovverosia il metodo di divisione delle terre assegnate ai coloni – cittadini con cittadinanza romana o latina – inviati nei territori conquistati a scopo di presidio militare) avviato nel secolo successivo. Difatti l’assegnazione vede tra i beneficiari i veterani di guerra, ivi giunti in seguito a congedo militare. Non v’è una concentrazione in un punto, bensì uno sparpagliamento a differenza di quanto accaduto sulla via Emilia, considerato il decumano massimo delle terre strappate ai Celti. Geograficamente, l’assegnazione si arresta al sito dell’attuale Fabriago (9 km a nord-ovest di Lugo), presupponendo quindi che da lì inizino le paludi.
Il cardo lughese (la strada provinciale «Quarantola», di palese etimologia centuriale) termina a nord con un porto vallivo.
Nell’Alto Medioevo prende il nome di San Giovanni in Lyba (a cui si rifarà il nome di una delle valli più grandi della valle Padusa: la valle Liba).
L’epoca romana perdura per sei secoli: il V secolo d.C. dà via a una crisi climatica che porta la temperatura ad abbassarsi considerevolmente nei tre secoli successivi e inducendo la popolazione ad abbandonare il territorio (esattamente tra Santerno e Senio, ove poi sorgerà Lugo me detto). Lo spopolamento comporta anche la mancanza di manutenzione dei canali e dei corsi d’acqua naturali, da cui deriva l’inondamento delle acque fluviali ristagnanti accompagnato dall’inondazione fluviale della pianura. Si pensi che, dopo alcuni secoli, il livello del terreno abitato dai romani è sommerso da circa 1,5 metri di depositi alluvionali.
La temperatura, rigida, tornerà ottimale solo nell’VIII secolo d.C. Dal XIII, invece, si ricostruisce quella rete stradale ortogonale che caratterizzava la centuriazione, pur riprendendo non il reticolo romano bensì quello ravennate.
Medioevo
L’organizzazione territoriale dell’epoca bizantina assume un altro tono: si utilizza il “fondo” come unità di misura (fundus, dal latino: “podere”. Un appezzamento di terra corrispondente a circa 60 ettari). Un unico proprietario di diversi fondi, comprensivi di almeno una chiesa, detiene una massa. Una della più note è la massa sancti Hilari (o Ilarii) che si colloca a sud, tra le vie Villa e Cento.
La dedicazione ha un’origine ben precisa, che si riprende in quello che è il personaggio di S. Ilario (Ellero) il quale, nel VI sec. aveva fondato a Galeata, nell’appennino forlivese, un monastero. Il quale, alla morte del santo, aveva cambiato destinazione d’uso, divenendo una stazione di sosta nel cammino in direzione della valle del Tevere (e quindi di Roma) sì organizzata da allestire anche un ospizio per i pellegrini.
Si desume che vi sia stato, pertanto, un percorso nord-sud sia parallelo che alternativo alla Romea (via ravennate) con il seguente itinerario:
Ferrara, Argenta, il porto vallivo di Lyba, le vie Quarantola e Felisio, la via Emilia sino a Forlì, gli Appennini attraverso la valle del Bidente (ove sorge Galeata).
La maggior parte dei fundi della massa sancti Hilari appartiene ai monasteri dell’arcidiocesi di Ravenna, nonostante ricada in quella imolese. Mancando, tra l’altro, una fonte battesimale, intervengono a esercitare la propria giurisdizione le due pievi di Barbiano e di Bagnacavallo (San Pietro in Sylvis), proprietari dei seguenti fondi:
pieve di S. Stefano in Barbiano
- “Cento” (citato per la prima volta il 14 novembre 950)
- “Biancanigo” (la cui più antica attestazione risale al 18 febbraio 981)
- “Stiliano” (citato per la prima volta in un documento del 1071; in esso sorgeva l’unica chiesa della massa, intitolata a Sant’Ilaro)
pieve di San Pietro trans Sylvas (vecchio nome di S. Pietro in Sylvis)
- “Sala” (di esso si ha notizia il 15 gennaio 964)
- Marcianiculo o Marzanigolo (che compare dall’anno 1033)
- “Lucus” (che trova menzione nel 1111).
Il 1037 testimonia, per la prima volta, un castrum (“fortificazione”). I primi burgus (ovverosia nuclei abitativi) si formano attorno al castrum sancti Hilari la cui massa verrà strappata dai conti di Cunio (alleati di Federico Barbarossa I) alla chiesa ravennate, in pieno scontro tra Papato e Impero (1154-1183). Tuttavia nel 1198 il legato di papa Innocenzo III ne ottiene la restituzione e nel 1202 Alberto Oselletti, arcivescovo di Ravenna, dà impulso alla costruzione delle prime fortificazioni in una nuova zona, a 1,5 km a nord della massa.
Trattasi di un abitato formato da un nuovo castrum attorno al quale sorgono i borghi di Brozzi e Cento. All’interno della cittadella fortificata sorgono la chiesa intitolata a San Giacomo (seconda in assoluto del territorio lughese dopo la chiesetta della massa di Sant’Ilaro) e l’ospedale di S. Maria della Scala.
Nel 1218 il podestà Talamaccio di Cremona guida i faentini verso il sacco di Lugo, con la complicità dei conti di Cunio. Gli assediati accettano la resa a fronte della pace:
- smantellamento della fortificazione,
- pagamento di un riscatto per gli ostaggi,
- traferimento di numerosa “forza lavoro” nel contado faentino.
Non è difficile comprendere che gli anni successivi vedano il declino del livello di vita lughese, tant’è che l’abitato, riportano i documenti, viene definito “villa”.
Documenti che nel 1224 parlano, per la prima volta, di “Lugo”. Trattasi di una bolla papale (Onorio III) mediante cui egli conferma all’arcivescovo ravennate Simeone, i possedimenti dell’arcidiocesi di Ravenna. Vi si legge villam Luci cum curtibus, che in testi cronologicamente successivi diventa villa lugi. La pronuncia gutturale della “g” determinò poi il toponimo.
Il popolamento del territorio riprende alla metà del secolo popolando, principalmente, il borgo di Brozzi, che sorgeva attorno alla chiesa di San Giacomo (ricostruita nel borgo stesso a seguito dello s mantellamento della cittadella era stata smantellata). Si procede a bonificare i campi ricostruendo anche, sulla base di quanto rimasto, l’antica rete ortogonale romana. Le zone più elevae, difatti, avevano conservato molto bene il disegno centuriale.
Negli anni ’30 del 1200 si insidia Raniero di Cunio che mantiene il predominio per sedici anni, fino al 1248 quando deve cederlo al Senato di Bologna che ottiene la sovrintendenza generale sulla Romagna da papa Innocenzo IV.
Lugo diviene, dunque, sede del distretto che include i centri abitati della diocesi d’Imola a nord della via Emilia (subtus Stratam), accogliendo anche il podestà. Il 1256 restituisce un documento che attesta la nuova denominazione (rectius: il ritorno a ) “castrum”. Nel 1273 si espande, poiché acquista il plebato di Santa Maria in Fabriago (5.200 ettari). Questo spiega anche un forte movimento migratorio convergente dai paesi vicini.
Le guerre tra Chiesa e Signorie per il possesso della Romagna, nei secoli XIII e XIV, coinvolgono Lugo che passa di mano in mano. Per esempio i Guelfi bolognesi la cedono, nel 1278, al Papa. Nel 1288, si cancella la distinzione subtus/super Stratam. Ancora quasi un decennio dopo (1296), si distrugge il castrum di Cunio. Uguccione della Faggiuola giunge a Lugo nel 1297, capeggiando i Ghibellini romagnoli apportando comunque una grande miglioria: l’aggiunta del mastio, che ne porta il nome, alla già presente rocca. Tuttavia durerà poco: un trattato tra Guelfi e Ghibellini (bolognesi vs imolesi, faentini, cesenati e forlivesi) riconduce il 29 aprile 1299 Lugo alla Chiesa ravennate. Come un gioco a ping pong, nel 1307 gli arcivescovi la donano a Bologna. Invece, nel 1309, i di Cunio (insediatisi nella rocca di Barbiano), la riportano sotto l’egemonia di Ravenna.
La Chiesa la affida governo della famiglia da Polenta di Ravenna nel 1333, che lo mantiene per cinque anni a causa della presa dei Pepoli di Bologna. I quali soccombono a propria volta nel 1352, innanzi ai Visconti milanesi (fino al 1367).
La Lugo trecentesca è un castrum circondato da quattro borghi: Brozzi, Santa Maria, Cento e Codalunga. Nella Descriptio provinciæ Romandiolæ del 1371 (documento fiscale fondamentale per la conoscenza della bassa Romagna), Lugo compare come castrum di medio-piccole dimensioni (579 fumantaria contro i 1025 di Bagnacavallo), con – comunque – un mercato del bestiame e delle merci esente da dazi.
Nel 1367 Lugo ha un breve ritorno alla Chiesa ravennate, ma il 28 febbraio di quell’anno entra, per la prima volta, nell’orbita del casato degli Este di Ferrara quando il marchese Nicolò II lo prende in affitto dalla Santa Sede per otto anni.
Una concessione rinnovata, ma solo fino al 1395, quando Manfredo e Giovanni da Barbiano la sottraggono con l’inganno. I da Barbiano nel 1408 venissero sconfitti dalle milizie del cardinale Baldassarre Cossa, tuttavia mantrranno la signoria fino al 1436, anno in cui abbandonano la Romagna pe rimpossessarsi del castello di Belgioioso, in Lombardia. Negli anni seguenti Niccolò III d’Este (1383-1441) autorizza la costruzione di nuove case nel perimetro della cinta urbana giacché gli abitanti di Barbiano e Zagonara, dopo la distruzione dei due castelli, rispettivamente nel 1409 e nel 1424, migrano proprio a Lugo.
Credits
Ph. https://www.pinterest.it/pin/518828819544858021/ (foto archivio comunale)