Davide Salvadei, Eron è nato a Rimini nel 1973 ed è un artista contemporaneo italiano che si dedica alla tecnica dello spray painting, inizia il suo percorso alla fine degli anni Ottanta ponendosi come esponente del graffitismo italiano di fine anni ’90 e inizio 2000.
Spicca tra le sue opere “Forever and ever… nei secoli dei secoli” del 2010, con effetto trompe-l’œil dipinge il soffitto della chiesa di San martino in Riparotta di Rimini, per la prima volta nella storia dell’arte, la street-art entra in un edificio di culto.
Nel 2012, il MMOMA magazine, la rivista del Moscow Museum of Modern Art, parlò ampiamente della sua opera e dello stile figurativo dell’artista, decisamente unico e riconoscibile.
L’opera suddetta è parte del ciclo “Mindscape”, voluto dal Comune di Rimini per promuovere la città e include l’affrescatura di circa 200 metri del muro di cinta del porto, inoltre, circa quindici opere raccontano la poetica di Eron, anche attraverso alcuni video girati per documentare tutto il work in progress.
I “Mindscape” consistono in paesaggi che descrivono la sua terra di origine, dove dominano il mare, le nebbioline, i panorami urbani, atmosfera silenziosa e sabbiosa. L’aura è onirica, entra nel subconscio, realizzando uno spazio/tempo pittorico fatto di pulviscolo rarefatto, che solo osservando da lontano permette di avere il quadro completo dell’espressione, con sensazioni di malinconia, angoscia, inquietudine, con immaginari irreali e tratti espressivi, gestuali. Osservando i risultati finali surrealisti, si nota l’attenzione per la composizione del segno e la sua attenzione alla luce che vibra sugli elementi, a tratti stilizzati e a tratti fotografici.
È stato eletto “miglior street artist italiano” dalla rivista AL Magazine, riconosciuto a livello internazionale per la sua ricerca figurativa inedita, svolta attraverso la tecnica di spray painting, affinata in relazione all’arte contemporanea.
L’artista ha partecipato ad alcune importanti mostre del panorama globale, affiancando nomi come Obey, Ericailcane, Gabriele Basilico, Enzo Cucchi, ecc…
Eron realizza le sue opere contestualizzandole nell’ambiente circostante, che possono essere muri urbani, sui quali, solitamente, tratta temi sociali, aspetto più legato all’espressione, a differenza di ciò che avviene quando dipinge in studio, dove l’attenzione si focalizza maggiormente sulla ricerca tecnica e figurativa, oltre al soggetto, la sperimentazione coinvolge i modi.
Immagini realistiche, precise, si contrappongono a linee di rappresentazioni infantili, primordiali, che evidenziano la ricerca “Artinstinct”, che rende protagonisti i bambini nell’atto di disegnare, una trasgressione che legittima l’eterogeneità degli stili compresenti, che rappresentano un’atmosfera non più eversiva, tipica del graffitismo, riflessiva, rappresentando un punto di evoluzione di questa corrente artistica.
La ricerca di Eron, inoltre, se da un lato sembra soffermarsi sui temi sociali, quando sono realizzate all’esterno, e sulla tecnica, quando produce in studio, in realtà alla base vi è la performance, la pratica e l’azione nella realizzazione dell’opera che può cambiare, anche dopo la sua stessa realizzazione.
Quest’ultima visione è proprio il sunto di quello che accadde il 13 Gennaio 2014, il giorno successivo alla chiusura della mostra di Eron al Mar- Museo d’Arte di Ravenna, quando un operaio, riverniciò le pareti dell’esposizione e nello stuccare un buco nel muro non si accorse che esso era dipinto e non era altro che parte dell’opera di Eron, il quale reagì con entusiasmo all’evento, che divenne parte integrante dell’opera stessa, in quanto, la stessa opera aveva portato a compiere un’azione.
Proprio su questa condizione si basa la necessità di guardare i video che lo riprendono dipingere, citando Pollock, che si faceva fotografare, testimoniando l’esperienza vissuta nella realizzazione dell’opera.