Rimini, Ariminum, è una città antica e, come dimostra il nome, di origini addirittura romane.
E proprio di questa epoca conserva ancora alcuni resti, taluni famosi in tutto il mondo e oggetto di studi dagli addetti ai lavori, ma anche semplicemente dagli studenti al liceo.
Tra le perle riminesi, campeggia tronfio e superbo l’Arco d’Augusto.
La costruzione
L’Arco d’Augusto, il più antico arco conservato nell’Italia settentrionale, è contemporaneamente il punto di arrivo e di partenza della via Flaminia, fatta costruire dall’omonimo Console Flaminio nel 220 a.c. per collegare l’Urbe alla città romagnola, decumano massimo che, confluendo nel corso d’Augusto, si inseriva nella via Emilia – altra strada consolare di grande importanza -.
La sua erezione si colloca nel 27 a.C. come porta onoraria a Ottaviano Augusto – il quale aveva restaurato a proprie spese la suddetta via Flaminia – ad opera del Senato, grato per questo, come anche sottolineato dall’iscrizione oggi mutila, posta sopra l’arcata:
Senatus Popvlvsqve Romanvs
Imperatori Caesari Divi Ivlio filio Avgvsto imperatori septem
consoli septem designato Octavom via Flaminia et reliqveis
celeberrimeis Italiae vieis et avctoritate eivs mvniteis
(Il Senato e il popolo romano [dedicarono]
all’imperatore Cesare, figlio del divino Giulio, Augusto, imperatore per la settima volta,
console per la settima volta designato per l’ottava, essendo state restaurate per Sua decisione
e autorità la via Flaminia e le altre più importanti vie dell’Italia)
Si suole pensare anche che questo monumento abbia soppiantato una precedente porta, come testimoniato dal Tonini il quale così si esprime in merito:
«nella riparazione procurata da Augusto alla Flaminia, trovata forse questa Porta e vecchia e bassa per lo innalzamento del suolo (chè dovea spiccare dal piano antico di quella via, come si è visto spiccare da esso il muro urbano) dovette essere appunto allora atterrata per far luogo ad altra più conveniente. E poiché i punti fissi dei muro dovettero obbligare in certo modo l’Architetto ad occupare tutto quello spazio, venne probabilmente da ciò la necessità di dare all’Arco magnifico, che ancora abbiamo, quell’ampiezza di luce, che fra gli antichi lo fa singolare».
La composizione
L’Arco fu costruito in pietra d’Istria, sviluppandosi verticalmente e delineando un fornice così ampio da impedirne la chiusura con una porta. La crescita in altezza è quasi certamente dovuta all’inserimento in uno spazio preesistente, costretto tra le due torri poligonali e le antiche mura di cui si scorgono i resti ai suoi lati, in blocchi di pietra locale e distrutte in epoche fascista.
L’impossibilità di inserire una porta, considerata indubbiamente una stranezza, era invero pregna di significati diplomatici e istituzionali in linea con la politica imperiale di Augusto: questi, con la c.d. Pax Augustea – raggiunta in seguito a un lungo periodo costellato di guerre civili – riteneva non ci fosse alcun pericolo di attacchi nemici, pertanto una chiusura era certamente inutile.
Da progetto originario, questo era sormontato da un attico su cui poggiare una statua dell’imperatore a cavallo o su quadriga.
Ben visibili sono i quattro clipei (gli scudi o ritratti rotondi) posti a ridosso dei capitelli, i quali simboleggiano altrettante divinità romane: due rivolte alla città – Nettuno, riconoscibile dal tridente e il delfino, e la dea Roma, raffigurata con il gladio e il trofeo d’armi – e due verso l’Urbe – Giove, ritratto con il classico fulmine, e Apollo, munito di cetra e corvo -.
Non solo decorativi, questi esprimono anche la riappacificazione religiosa di Roma.
Una testa di bue, collocata su entrambe le facciate, simboleggia invece la potenza delle due città, stante la neo annessione di Rimini alla capitale, quale colonia romana.
La parentesi medievale
Il mix di stili è inconfondibile: questo monumento è stato contaminato anche da un’aggiunta medievale.
Intorno al X secolo, mentre Rimini batteva bandiera ghibellina, è stata apposta una merlatura in mattoni sulla parte superiore.
Ribattezzato Porta Aurea, per la doratura che un tempo avevano le incisioni della dedica, si suppone che l’intervento sia stato operato in sostituzione della precedente statua, probabilmente tolta o distrutta da un terremoto.
Il periodo fascista
Un capitolo a parte va dedicato al periodo fascista e alle vicende travagliate che hanno coinvolto l’arco durante la seconda guerra mondiale.
Qui, intanto, si vuole accennare al fatto che questo monumento è stato, presumibilmente, considerato un arco trionfale il che potrebbe averne salvato le sorti specialmente dopo la demolizione delle mura.
Come arrivare
Raggiungere l’arco è semplice: vi si può arrivare con l’autobus n. 11 dalla stazione ferroviaria di Rimini o dal mare.
In auto, è necessario intercettare via XX settembre, oppure inserirsi in via Bastioni Meridionali.
Per chi volesse fare una bella passeggiata, è consigliabile proseguire dall’Arco al Ponte di Tiberio – o viceversa – lungo tutto il corso d’Augusto che “spacca” il centro di Rimini, concedendosi un momento di relax e di continua immersione nella storia di questa città!
Video: Icaro Communication