Già dal Settecento la Riviera Romagnola, compresa fra le località di Ravenna e Cattolica, si distingueva per la frequentazione delle spiagge da parte dei turisti. Il 30 Luglio 1843, proprio sotto il governo pontificio mentre fra Cesena, Forlì e Ravenna imperversava l’esercito pontificio guidato dal cardinale Albani, si assiste all’inizio ufficiale del turismo romagnolo, allorquando dopo la messa e la visita al Tempio Malatestiano (l’attuale Duomo di Rimini), il legato in persona ed il vescovo di Rimini inaugurarono alla presenza delle autorità, di una folla festante, addobbi, fiori e musica, il primo lido riminese denominato Stabilimento Bagni, consistente in una struttura che fungeva da ingresso ad una palazzina in legno contenente sei cabine.
Grazie ai conti Ruggero Baldini, Alessandro Baldini e al medico Claudio Tintori, il primo stabilimento balneare riminese prende vita (ispirandosi un po’ al litorale e ai lidi toscani). Si tratta della prima ripresa in forma organizzata di una pratica, quella dei bagni marini con finalità terapeutica, come predetto, nata già nel Settecento nel nord Europa e diffusasi in Italia da alcuni anni sulle coste toscane.
Nel caso di Rimini l’iniziativa dei tre pionieri aveva consentito di annettere all’area urbana la zona fino a quel momento solitaria e acquitrinosa fra le mura e la spiaggia, riconvertendola a un inedito uso produttivo. Lo Stabilimento Bagni è stato realizzato grazie al finanziamento della Cassa di Risparmio di Faenza che ha elargito un prestito da 2000 scudi, con i quali si è livellato l’arenile, edificata la struttura in spiaggia e trasformato un piccolo vicolo in una strada per carrozze, l’attuale lungomare di Rimini.
Le ingenti spese di manutenzione e la stessa instabilità politica delle vicende risorgimentali rendono tuttavia problematica la gestione dello Stabilimento che, infine, dopo una disastrosa inondazione del Marecchia nel 1866 chiude i battenti.
Nel 1868 il Comune di Rimini acquista lo Stabilimento Bagni e pochissimi anni dopo, grazie all’Azienda Bagni, la prima costruzione viene demolita per dar poi vita al celeberrimo stabilimento portante il nome mitteleuropeo Kursaal (“sala di cura”), molto più vasto e sfarzoso, che verrà inaugurato il 1 Luglio 1873.
Da questo momento prende vita la grande macchina imprenditoriale turistica romagnola. Il Kursaal si trova immerso in un grande parco di 40.000 mq. ed è collegato, tramite un pontile, a una grande piattaforma che si trova proprio sullo splendido mare i Rimini, con al centro un chiosco e i camerini.
I turisti di Rimini vengono allietati da gite in barca, lezioni di nuoto, bibite, corse in omnibus e lauti pranzi, composti di ben sette portate. Nei pressi del Kursaal viene inoltre realizzato lo Stabilimento idroterapico per le cure marine, affidato alle cure di celebri luminari come Paolo Mantegazza e Augusto Murri.
Grazie al Banco di Sconto Riminese, che elargisce mutui per la costruzione di residenze estive e alla Società Anonima Edificatrice nascono villini e ville a Rimini per un turismo nobile, elegante e qualificato, sia italiano che straniero, proprio nei pressi nel nucleo abitativo di Marina Centro, ovvero il nuovo ed esclusivo quartiere balneare.
La Belle Epoque fa così il suo ingresso in pompa magna, dando vita ad un turismo d’élite e battezzando Rimini una delle più prestigiose località balneari d’Europa. Anche le località limitrofe traggono enormi vantaggi: a Viserba, Viserbella, Miramare, Bellaria, Riccione sorgono le prime villette per vacanze e i primi alberghi. Lo stesso dicasi per la cittadina di Cattolica, che già verso la fine dell’Ottocento possiede una propria clientela turistica.
I primi anni del Novecento rappresentarono infatti l’epoca d’oro per il turismo riminese e della costa romagnola in genere, che vede giungere principi (fra cui il principe Corsini e la principessa Colonna), marchesi, conti, duchi, senatori, ministri, colonnelli, deputati, ambasciatori, commendatori, consiglieri di corte austriaci e tedeschi.
Spettacoli, balli, il cinematografo, rappresentazioni teatrali, manifestazioni, giochi, sport, aste d’arte, mostre, tanta mondanità e feste d’ogni genere rallegrano le vacanze dei turisti a Rimini e nella Riviera Adratica. Si tratta tuttavia di una stagione piuttosto effimera, destinata a non sopravvivere alla censura della Grande Guerra.
Storia delle colonie
Dall’altro la nascita, favorita dalla politica del fascismo, di un ceto medio-borghese, di più modeste pretese, che determina il mutare dei costumi. Nel 1926 viene istituita l’Azienda Autonoma di Soggiorno, che potenzia le infrastrutture romagnole ampliando la rete viaria, estende la linea tramviaria fino a Riccione e avvia la costruzione del lungomare di Rimini, con il progetto (invero realizzato) di far sorgere una “città lungomare” estesa per 12 chilometri.
In quegli stessi anni viene dato speciale impulso alla costruzione di colonie marine. Esse sorgono già dal 1880, allorché nacquero delle associazioni con lo scopo di mandare gratuitamente al mare, per quasi quaranta giorni, i bambini linfatici (detti scrofolosi).
Questi bimbi malati grazie all’aria aperta, alla ginnastica e al buon cibo romagnolo riacquisivano peso e guarivano. Anche in epoca fascista le colonie marine ottengono grande sviluppo, sulla scia della politica pedagogica, formativa e sociale del regime. In effetti, anche il Duce, appassionato nuotatore, trascorre le proprie vacanze sulla riviera romagnola, nella propria villa a Riccone e proprio la scelta di Riccione come luogo ideale per le vacanze di Mussolini conferisce alla cittadina la nomea di spiaggia raffinata ed elegante.
Rimini tra il 1920 e il 1970
Fra le due guerre Rimini vede l’ascesa sempre più pressante del turismo di massa che fomenta la cementificazione della costa e riempie le spiagge di folle vocianti.
Dopo la Seconda Guerra mondiale Rimini è da ricostruire: con spiagge e mare minati, porti inaccessibili dalle navi, infrastrutture pressoché inesistenti, attrezzature turistiche distrutte, disoccupazione, inflazione e attività economiche danneggiate. Ciononostante nel 1945 giungono ugualmente i primi turisti: ciò funge da stimolo per un rapido rinnovamento della città di Rimini e di tutte le strutture ricettive e balneari.
La ricostruzione avviene in modo assai rapido, tant’è che nel 1947 le presenze già si stabilizzano sui valori registrati nell’anteguerra. Negli anni Cinquanta si assiste a una continua espansione del turismo romagnolo, grazie ai numerosissimi servizi alberghieri, alla cordialità del trattamento e ai prezzi contenuti e competitivi.
Con gli anni Sessanta del “miracolo economico” Rimini diventa la “riviera d’Europa”e si assiste a un assestamento del turismo riminese, vantando la costa romagnola 3000 alberghi, 210 colonie, 8000 ville, 11 campeggi, 1.500 tende, 1000 cabine e migliaia di ombrelloni, bar, pizzerie, ristoranti, sale da ballo. In riviera s’incontrano sempre più frequentemente personaggi dello spettacolo, così come i playboy (come Zanza), che spopolano nei dancing e nei locali notturni, dove si balla lo shake, il twist e divampano le follie della moda pop: dagli occhiali a scacchi bianchi e neri ai bikini ridottissimi, dalle cravatte eccentriche alla minigonna.
Nei giorni odierni dai Lidi Ravennati, passando per Cesenatico e Milano Marittima, fino a Rimini con le sue località di Bellaria, Igea Marina, Viserba, Marina Centro, Rivazzurra, Miramare, a Riccione, Misano Adriatico e Cattolica si estendono chilometri e chilometri di ampie spiagge e impianti turistici. La vita della riviera è scoppiettante e le discoteche impazzano fino all’alba.